Migrazioni e cittadinanza

L’ACCOGLIENZA NON È UN’EMERGENZA. VA AFFRONTATA CON SCELTE STRATEGICHE LUNGIMIRANTI.

L’ACCOGLIENZA NON È UN’EMERGENZA.

VA AFFRONTATA CON SCELTE STRATEGICHE LUNGIMIRANTI.

(Comunicato di Coalizione Civica per Padova; 18.08.2023)
Non possiamo che esprimere il nostro apprezzamento in ordine al comunicato del sindaco di Padova sui criteri di gestione dell’imminente arrivo nel nostro territorio di un cospicuo numero di persone migranti reduci dai recenti sbarchi e salvataggi. Condividiamo la scelta di non creare grossi concentramenti, tantomeno in strutture chiuse (Hubs), di perseguire finalità di effettiva accoglienza, diffusa e non segregativa, di evitare ogni allarme sociale, connesso a strumentali retoriche di respingimento, di sollecitare una proficua collaborazione tra le autorità competenti, segnatamente con la prefettura, per la soluzione ottimale delle necessità.
Ricordiamo inoltre che a partire dalla scorsa amministrazione il comune di Padova si è distinto per una chiara presa di posizione nel senso di mettere la persona al centro delle proprie politiche, persona con i suoi bisogni ma anche con i suoi talenti e i suoi desideri, perché solo così si fa la vera inclusione. Per questo è necessario, innanzitutto, sollecitare e monitorare presso le autorità competenti la corretta (e rapida) espletazione delle procedure per l’accoglienza, del diritto d’asilo e della concessione dei permessi di soggiorno, procedure che hanno raggiunto durate davvero estenuanti. E per questo ribadiamo l’urgenza di reperire risorse abitative nel territorio urbano più stabili ed effettivamente diffuse, con utilizzo anche dell’ampio patrimonio di strutture vuote, sfitte e inutilizzate, rifiutando contestualmente le prassi (illegittime) di svuotamento forzato delle strutture di accoglienza in atto in queste settimane in base alle indicazioni governative, con la conseguenza di lasciare senza casa e senza rete sociale persone che vivono in città. Quindi casa, lavoro e servizi di base per garantire condizioni di vita dignitose alle persone accolte. È poi necessario mantenere aperto con la Prefettura il monitoraggio degli esiti delle misure attivate, al fine di rilevare l’effettività dei processi di accoglienza e inserimento sociale, e al contempo offrire di tutto ciò una corretta e sistematica informazione alla cittadinanza, al fine di diffondere un’adeguata percezione di effettiva sicurezza e sventare allarmismi e rigurgiti razzisti.
Non è più (se mai lo è stata) un’emergenza; serve una visione di lungo periodo, che assicuri rispetto del diritto, dei diritti, inclusione e coesione sociale.

PROTEZIONE SPECIALE, LA VERGOGNA DEL DECRETO 20/2023.

Sul decreto 20/2023, che non chiameremo decreto Cutro, per rispetto delle centinaia di uomini, donne, bambini e bambine annegati in queste ultime settimane nel mediterraneo, ed in particolare sull’abolizione della protezione speciale, stiamo assistendo ad una nuova puntata della telenovela del marketing elettorale continuo e della crudele inutilità delle politiche italiane sull’immigrazione.

La protezione speciale è una delle risposte possibili a chi arriva in Italia richiedendo protezione internazionale, oltre al diritto d’asilo ed alla protezione sussidiaria. Viene riconosciuta a chi, in caso di espulsione, rischierebbe la vita nel paese d’origine; a chi nel nostro paese ha relazioni familiari (art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani); o ha maturato un inserimento sociale e lavorativo che, paragonato alle condizioni del paese di provenienza, sarebbe irraggiungibile in caso di rimpatrio. 

 

Quasi tutti gli altri paesi europei prevedono istituti simili. E’ comunque un’applicazione del dettato costituzionale (art. 10 Cost.)

La maggioranza di Governo ha provato ad eliminarne la previsione, violando palesemente il divieto di respingere o espellere una persona straniera se questo va contro i suoi “obblighi costituzionali o internazionali”.

Poi probabilmente si sono resi conto che una legge che tenta di derogare agli obblighi internazionali ed alla stessa Costituzione è vagamente a rischio di essere considerata incostituzionale, ed hanno abbandonato l’emendamento, pur mantenendo la ferma volontà (ed indicazione alle strutture decentrate) di arrivarne all’abolizione. 

Ne risulta quindi che – come normale e giusto, fino a quando resteremo una democrazia non isolata – continueremo ad essere vincolati queste norme; e che chi con buone ragioni farà ricorso a fronte di un eventuale diniego, molto probabilmente lo vincerà in Tribunale. In tribunale però, e non direttamente in Commissione. 

Conseguenze reali, insomma?

Quella di tormentare  persone che già hanno dovuto affrontare viaggi allucinanti, costosi e spesso mortali, e che già sono state confinate in un eterno limbo di attesa per accedere all’avvio della procedura di richiesta della protezione internazionali (in questo momento i tempi di attesa per fare richiesta variano, a seconda delle questure, fra sei e nove mesi: e si attende ulteriormente a lungo il passaggio successivo, quello dell’audizione in Commissione Territoriale).

L’ingolfamento ulteriore del sistema giustizia, che si troverà nuovamente ad affrontare un enorme contenzioso derivante dalla “stretta” voluta dal governo.

Ovviamente con nessun effetto sulla quantità di esseri umani che continueranno a cercare di sbarcare sulle nostre coste (che, tra parentesi, salvo i casi di inespellibilità, non sono soggetti che possono usufruire della protezione speciale “per integrazione”), come dimostra il fatto che dopo l’emanazione del decreto gli sbarchi non sono diminuiti, ma aumentati.

E senza alcun esito “positivo” nemmeno per gli autoctoni. Non si vede quale sia il vantaggio per un autoctono o per lo Stato se una persona che sta qui non abbia il permesso di soggiorno, rimanendo marginizzato, invece che averlo e vivere lavorando, studiando, regolarmente. 

Insomma, come da troppi anni a questa parte, molto fumo, continua persecuzione inutile di una parte della nostra popolazione, continui tentativi di forzare aggirare eludere la Costituzione, solo per marketing elettorale. Per truffare i cittadini elettori, in una parola.

P.s. il numero di permessi per protezione speciale nel 2022 in Italia ammonta a  10.506, ed in Governo dice che “sono troppi”. Il numero di persone di origine Ucraina accolte in UE nello stesso anno – senza procedura di asilo e senza che l’Unione sia crollata sotto l'”invasione” è di oltre quattro milioni. 

Bastano forse questi due numeri per raccontare l’assurda e l’inutile crudeltà del Governo.

 

 

 

 

L’umanità non può aspettare. Sabato 4 marzo h.11,30 Piazza Antenore

L’umanità non può aspettare.

Sabato 4 marzo h.11,30

presidio Piazza Antenore

contro la violenza dei confini

INVITIAMO A PARTECIPARE SENZA BANDIERE!!

la sede di Coalizione Civica in Riviera Ponti Romani 44 sarà aperta dalle 9.30 per preparare l’allestimento!

 

Qui il link all’evento Facebook: https://fb.me/e/ANwPQSYv

Le parole del Ministro degli Interni aggiungono una sensazione di grande rabbia al sentimento di orrore e indignazione provato dopo la notizia della morte di oltre 60 persone tra uomini, donne e minori a seguito del naufragio avvenuto nei pressi della costa della Calabria domenica scorsa, l’ennesimo di una lunga, tragica, serie.

Il Ministro dice che la disperazione non è un buon motivo per partire, per mettersi in mare, e che il problema è bloccare le partenze.

Sono parole inaccettabili che ci indignano e che non possiamo tollerare, ma che non sorprendono.

Sono parole violente e irrispettose di quelle vite perse esattamente come violento ed irrispettoso è il “Decreto Piantedosi” da poco approvato alla Camera dei Deputati.

Un provvedimento legislativo che si presenta come feroce attacco verso la vita, i diritti e la libertà di chi tenta di attraversare il Mediterraneo per rivendicare condizioni migliori di esistenza.

Perché, caro Ministro, non è il mare agitato la causa di queste morti e neppure l’incoscienza di chi parte, è gravissimo solo pensarlo.

Sabato 4 marzo alle ore 11.30 invitiamo tutta la Padova antirazzista, democratica e solidale a manifestare di fronte alla Prefettura per esprimere tutta l’indignazione che in questi giorni si sta accumulando contro chi disprezza la vita e la dignità delle persone migranti attraverso parole e politiche vergognose e infami.
Invitiamo tutte/i a venire in piazza per essere a nostro modo vicine/i e complici delle donne e degli uomini che migrano e che con la loro forza, ostinazione e determinazione, non smettono di desiderare
una vita migliore, di rivendicare un presente e un futuro libero e degno, di sfidare la violenza dei confini!

INVITIAMO A PARTECIPARE SENZA BANDIERE!!

la sede di Coalizione Civica in Riviera Ponti Romani 44 sarà aperta dalle 9.30 per preparare l’allestimento!

Coalizione Civica Per Padova, Open Your Borders, Adl COBAS Padova
Adesioni (in aggiornamento):
Promotori e adesioni (lista in aggiornamento)

Coalizione Civica per Padova, Open Your Borders, Associazione Diritti Lavoratori

ACLI Padova, Amnesty International, ANOLF Padova Rovigo, ANPI Padova, ARCI Padova, Arcigay Tralaltro Padova APS, Ass.Mimosa, Assopace, AUSER Padova, Beati i Costruttori di Pace, Boramosa APS, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, Centro Pandora, Centro Veneto Progetti Donna Auser, Coalizione Civica Cadoneghe, Coalizione Civica Vicenza, CGIL Padova, CISL Padova, Donne in Nero, Emergency Padova, Equality coop.sociale, Europa Verde Padova, GIT Banca Etica Padova, Giuristi Democratici Padova, Io Accolgo, La strada giusta ODV – Sp. Avvocato di strada Padova, Legambiente Padova, Libera Padova, Lottodognimese, Medici Senza Frontiere Padova, Mediterranea Padova, MiLeggi Diritti ad alta voce, Non Una di Meno Padova, Open Gates, Orizzonti Coop.Soc., Padova Insieme, Partito Democratico Padova, Percorso Vita onlus, Polisportiva S.Precario, Possibile Padova, Potere al Popolo, Priorità alla scuola Padova, Quadrato meticcio, Rete di Coop.educativa “C’è speranza se accade”, Rete Radié Resch Padova, Rete Studenti Medi Padova, Rifondazione Comunista Padova, Sat Pink Aps, Sinistra Italiana Padova, SineModo APS, Spazio Catai, Sportello sociale via Bajardi, Tutta nostra la città, UDU Padova, UIL Padova, UP-Su la testa, Voci globali APS, Veneto che Vogliamo.

 

Qui il link all’evento Facebook: https://fb.me/e/ANwPQSYv

MARTA NALIN SUI GRAVI FATTI DI PIAZZETTA GASPAROTTO

Marta Nalin sui gravi fatti di Piazzetta Gasparotto: “Dobbiamo presidiare e proteggere i diritti di ogni persona presente sul nostro territorio.”

A tre giorni dai fatti, ancora non è chiaro cosa sia accaduto in Piazzetta Gasparotto, chi abbia preso la decisione di procedere allo sgombero e perché.
Senz’altro però è mancata una prospettiva di rispetto e salvaguardia dei diritti di tutti.

Condividiamo le parole della nostra consigliera Marta Nalin.

Lunedì mattina in piazza Gasparotto è avvenuto un fatto grave. La polizia locale ha sgomberato i giacigli di alcune persone senza dimora, portando via effetti personali e documenti.
Conosciamo la situazione della piazza, conosciamo la popolazione che la abita e la attraversa, una popolazione molto varia, che si sposta da altri luoghi della città divenuti inospitali per le persone più fragili, una popolazione in aumento anche a causa della decisione del legislatore nazionale di disinvestire sui servizi di accoglienza, penso alla preferenza del sistema CAS rispetto al sistema SAI.
E conosciamo l’importanza della presenza e del lavoro delle realtà che hanno scelto di prendersi cura di quella piazza da anni.
Negli scorsi anni l’amministrazione ha deciso di porsi a fianco di queste realtà nella presa in cura di quel luogo, con un approccio inclusivo e non escludente. Probabilmente spostare il problema è più facile ma non risolve la situazione, il Comune ha una responsabilità nei confronti delle persone a partire dalle più fragili, nei confronti delle realtà sociali e culturali che animano la nostra città e nei confronti di ogni parte del territorio cittadino, anche quelle più nascoste e difficili. Per questo è fondamentale lavorare in modo coordinato tra settori del comune, perchè ogni intervento sia parte di un progetto condiviso e così sia più efficace.
Il difficile lavoro che i servizi sociali hanno costruito e stanno portando avanti in co-progettazione con i soggetti della piazza è complesso e richiede pazienza, oltre che competenza e presenza costante, ogni intervento non coordinato che si inserisce in questo processo delicato rischia di far fare passi indietro, che significano ricominciare da capo.
Per questo, questa sera in Consiglio comunale ho chiesto alla Giunta spiegazioni su quanto è accaduto e ho chiesto se l’amministrazione condivida l’approccio inclusivo, la necessità di procedere in modo coordinato, con un piano di azione unico multisettore che possa prendere la forma di un patto di collaborazione secondo il regolamento dei beni comuni con un investimento straordinario. La risposta dell’assessore e dell’assessora competenti e stata positiva. Il lavoro sociale è lungo e difficile, non abbiamo bisogno di fare passi indietro, a maggior ragione oggi in un contesto in cui all’aumentare della povertà aumentano le diseguaglianze, le discriminazioni, i pregiudizi. Dobbiamo presidiare e proteggere i diritti di ogni persona presente sul nostro territorio.

SAÏRA, NON ANDARTENE, ABBIAMO BISOGNO DEL TUO CORAGGIO E DELLA TUA MELANINA

SAÏRA, NON ANDARTENE, ABBIAMO BISOGNO DEL TUO CORAGGIO E DELLA TUA MELANINA

Cara Saïra,
ci rivolgiamo a te dopo la tua coraggiosa denuncia per l’episodio di razzismo di cui sei stata vittima, e dopo le parole con le quali hai spiegato quanto è accaduto su quell’autobus, il cui autista non si è fermato allo stop da te richiesto, e alla fermata successiva, per farti scendere, ha chiesto il biglietto solo a te, perché hai un colore diverso, e per questo sei sospettata di essere una abusiva, di non rispettare le regole, anche se invece sei una studentessa dell’Università, e anche se il biglietto, anzi l’abbonamento annuale, lo avevi, e non hai voluto mostrarlo perché solo a te veniva chiesto, e quando poi è arrivata la polizia municipale e ha chiesto i documenti innanzitutto a te, e tu lo hai tirato fuori, hai lasciato gli agenti stupiti e con un palmo di naso, dando una lezione di dignità e di coraggio a tutti; e abbiamo ascoltato le parole amare, con le quali hai detto che queste cose accadono ogni giorno a tante persone come te, e dolenti, con le quali hai fatto emergere il tuo dolore e la tua dignità, la tua forza ma anche il tuo sconforto, annunciando che alla fine dei tuoi studi ad Agripolis andrai via da qui, lascerai Padova e forse anche l’Italia.
Noi ti scriviamo innanzitutto per chiederti perdono, per non essere ancora riusciti a costruire quella società accogliente e interculturale per la quale pure ci battiamo ogni giorno, per ringraziarti, per le tue parole e i tuoi gesti di dignità, di coraggio, di fermezza e di civiltà, e per chiederti di non mollare, di non andartene, ma di restare a lottare con le tante persone che a Padova, come altrove, si battono contro il razzismo e per una società colorata e accogliente, per realizzare la quale abbiamo tutti insieme bisogno anche della tua dignità, della tua fermezza, del tuo coraggio, e della tua melanina.
PS L’assessore Ragona ha già pubblicamente condannato l’episodio. Aspettiamo la condanna anche di Amministrazione e Consiglio comunale, e le scuse di Busitalia. #saïra #busitaliaveneto

La Prima Casa di Quartiere all’Ex Marchesi è realtà!

LA PRIMA CASA DI QUARTIERE ALL’ARCELLA E’ REALTA’

Fortemente voluta da Coalizione Civica per Padova, dopo l’estate finalmente aprirà la prima Casa di Quartiere nell’edificio ristrutturato dell’ex-Marchesi.

Era uno dei nostri punti di programma, ci abbiamo lavorato in questi anni, e ora l’obiettivo è quello di riuscire a moltiplicarle in tutti i quartieri.
Il lavoro di questi mesi sull’Ex Marchesi ha aperto ad una nuova modalità di utilizzo degli spazi pubblici, la cui vocazione d’uso in questo caso è stata definita attraverso un percorso di partecipazione curato da Fondazione Innovazione Urbana, che ha permesso anche di scrivere il bando coinvolgendo molte realtà del quartiere.
L’Ex Marchesi avrà una gestione condivisa, che coinvolge ed è aperta a tutte e tutti. Sono diverse le realtà che hanno colto questa sfida: Arci Padova e le cooperative EqualityCoop, Il Sestante Cooperativa Sociale, Orizzonti e Cosep. Ma nella prima casa di quartiere padovana troveranno spazio anche molti servizi come alcuni uffici dell’anagrafe e il CPIA, Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti.
Un’occasione per l’Arcella, un patrimonio per la città: moltiplichiamo occasioni di partecipazione, incontro, socialità per tutte le persone che abitano e vivono il territorio, creando relazioni di vicinato e comunità.
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ALL’EX MARCHESI UN NUOVO POLO DI AGGREGAZIONE PER L’ARCELLA

<<Ieri all’ex Marchesi abbiamo inaugurato la prima Casa di quartiere di Padova.
In un contesto come l’Arcella, grandissimo e vivissimo, ma con pochi spazi pubblici, la riqualificazione di questo immobile non poteva che coinvolgere chi qui abita, vive e lavora, come chiesto con forza dalle prime associazioni che tre anni fa hanno fatto un percorso di confronto proprio sull’ex Marchesi.
Così abbiamo attivato e guidato un laboratorio di partecipazione per definire insieme i principi, la vocazione d’uso e la modalità di gestione dell’ex scuola, trasformando un luogo condiviso in uno strumento di vera aggregazione.
Uno spazio di contaminazione e collaborazione, di attività per le famiglie, di dialogo col territorio, di inclusione, aperto e a disposizione della comunità intera. Una casa di tutte e tutti e non la sede di qualcuno.>>
#UnaCittàPiùGiusta
#Marta Nalin
#Francesca Benciolini
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Negli articoli qui sotto maggiori dettagli e sul nostro programma, sia quello del 2017 sia quello attuale del 2022 spiegazioni ulteriori su cosa siano le Case di Quartiere.

 

Accoglienza per le persone ucraine

ACCOGLIENZA PER LE PERSONE UCRAINE: IL COMUNE DI PADOVA CON REFUGEES WELCOME PER DARE SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE CHE ACCOLGONO PERSONE IN FUGA DALLA GUERRA

Abbraccio Ucraina

In questi giorni sono migliaia le persone in fuga dall’Ucraina che arrivano nel nostro Paese e sul nostro territorio. Molte di queste persone hanno qui contatti e parenti e vengono quindi accolte da famiglie che si mettono a disposizione con grande spirito di solidarietà.

Si rende necessario quindi attivare forme di accoglienza nuove per rispondere a bisogni che sono differenti rispetto ad altre situazioni.
Per questo l’assessorato al Sociale del Comune di Padova, con la collaborazione di Refugees Welcome e la Cooperativa Orizzonti, ha deciso di sostenere l’accoglienza in famiglia diffusa sul territorio: un’azione resa necessaria anche alla luce delle moltissime richieste di supporto arrivate nelle scorse settimane proprio da persone che si erano messe a disposizione per ospitare, per qualche giorno o per periodi più lunghi, persone in fuga dalla guerra.

Questa modalità di accoglienza è possibile solo grazie al lavoro che proprio con Refugees Welcome e la Cooperativa Orizzonti si è realizzato negli scorsi anni. Il Comune di Padova ha infatti attivato il progetto europeo Embracin, ispirato al modello di accoglienza del prof. Calò, che ha già visto avviarsi otto convivenze in famiglia di persone migranti all’interno del Comune.

Partendo da questa esperienza e potendo contare su una rete solida e attiva, si è scelto di implementare le risorse per questa nuova sperimentazione che si propone di mettere in contatto persone desiderose di accogliere con persone rifugiate provenienti dall’ucraina che vogliono abitare (o già abitano) in famiglia, dove per famiglia si intende chiunque abbia voglia fare un’esperienza di coabitazione solidale, indipendentemente dall’età, dal genere, dall’etnia o dallo stato civile, accompagnando le convivenze con operatori e mediatori per facilitare l’inclusione.

L’accoglienza domestica è un modello in cui il Comune di Padova ha già scelto di credere e su cui ha investito molto. Alla luce della situazione che stiamo vivendo ora, profondamente differente rispetto ad altre crisi che hanno visto l’arrivo di centinaia di persone nel nostro territorio in passato, lo stesso Governo si sta attivando in questa direzione e il Comune di Padova, anche attraverso l’ANCI, sta facendo pressioni non solo perché la modalità venga riconosciuta ma perché, oltre al supporto di tipo tecnico e sociale a queste famiglie possa arrivare anche un supporto economico per far fronte alle spese che comporta ospitare più persone in casa.

Si stima infatti che la stragrande maggioranza delle persone in arrivo abbiano già contatti e relazioni alla quali si rivolgono in prima battuta e questo, unito ai pochi posti a disposizione nei CAS, rende necessario sperimentare altre forme di accoglienza su scala più allargata. Basti pensare al fatto che sono già molte le famiglie che si sono rivolte al Comune di Padova per chiedere supporto e indicazioni su come poter agire ora che hanno aperto le loro case.

Chiunque stia già ospitando persone ucraine o vuole mettersi a disposizione per farlo deve iscriversi all’albo delle famiglie sul sito di Refugees Welcome. A questo punto le persone verranno contattate e seguite da un’equipe di educatori, mediatori e psicologi sia per quanto riguarda le questioni burocratiche (permessi di soggiorno, documenti, screening sanitari) sia per quanto riguarda l’inclusione in reti sociali: corsi di italiano, sport, scuole,…

L’assessora al Sociale Marta Nalin dichiara: “Se oggi abbiamo la possibilità di offrire forme di accoglienza differenti e diffuse è grazie al fatto che negli ultimi anni abbiamo sperimentato queste modalità attraverso il progetto Embracin con risultati ottimi. Chiaramente si è reso necessario semplificare la procedura rispetto a quella adottata finora rendendola più snella. Se fino ad ora le persone disponibili ad accogliere dovevano affrontare un percorso di formazione, qui siamo di fronte ad un caso nel quale molte famiglie stanno già ospitando, e necessitano di supporto. E’ in virtù di questa esperienza pregressa che oggi siamo pronti e in prima linea per offrire tutto il supporto e la solidarietà necessari. Stiamo continuando a spingere perché il Ministero riconosca questa forma di accoglienza in questa emergenza e sembra ci siano spiragli possibili. Se così fosse da un lato sarebbe una risposta forte e un aiuto concreto per le persone in fuga dalla guerra, dall’altro sarebbe la dimostrazione che il modello di accoglienza sul quale abbiamo investito e creduto in questi anni funziona ed è necessario. Si tratta di una forma di accoglienza che permette di realizzare al meglio quel principio di inclusione che sta alla base della costruzione di una società più accogliente: le persone accolte in famiglia hanno più possibilità di costruire relazioni sociali durature e avviare percorsi di autonomia. In questa emergenza, grazie a questo sistema di accoglienza e all’iscrizione alla piattaforma delel famiglie accoglienti abbiamo la possibilità di avere anche una mappatura delle disponibilità e delle persone che arrivano così da costruire servizi più adatti.”

Loris Ramazzina, referente Refugees Welcome per il Veneto, aggiunge: “Dal 2016 Refugees Welcome Italia opera nel Comune e nella provincia di Padova promuovendo e praticando l’accoglienza in famiglia dei rifugiati di varie nazionalità. L’esperienza e i risultati accumulati hanno dimostrato la validità di questo progetto che vede coinvolti direttamente i territori e le comunità nel dare un’opportunità di inclusione e integrazione. In questi anni abbiamo intrecciato reti solidali con associazioni e cooperative e in più di un’occasione abbiamo collaborato con l’Amministrazione di Padova, anche in questa emergenza umanitaria dovuta alla guerra in Ucraina metteremo a disposizione i nostri attivisti e la nostra esperienza.”

Libertà per Patrick Zaki II Giustizia per Giulio Regeni

Patrick Zaki è da oltre un anno rinchiuso in una cella di plexiglas nella prigione di Tora, soprannominata “la tomba”, assieme a centinaia detenuti, tutti in custodia cautelare, senza processo né possibilità di difendersi dalle accuse. Zaki è un giovane studente di religione copta. I Copti sono un’antichissima comunità cristiana della Chiesa ortodossa, fortemente vessata ed emarginata nel Paese le cui Chiese sono oggetto di continue aggressioni e minacce. Patrick, arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo, stava svolgendo un master sulla questione femminile e di genere presso l’Università di Bologna, tutti elementi che lo rendono assai inviso al sanguinario regime del dittatore Al Sisi. Il suo caso, ha sollevato una grande mobilitazione di solidarietà in tutto il mondo.

Giulio Regeni era un ricercatore italiano dell’Università di Cambridge, mandato al Cairo per svolgere una ricerca sul sindacato. Chiunque abbia una minima conoscenza dell’Egitto sa bene che il sostantivo “sindacato” equivale ad una bestemmia in un Paese in cui non esiste lo Stato di diritto. Gravi anche le responsabilità dell’Università inglese, che pur conoscendo la realtà egiziana, ha mandato Giulio in una situazione ad altissimo rischio senza alcuna reale protezione e garanzia. Dopo il sequestro, la sua morte è sopraggiunta dopo giorni e giorni di torture disumane tali da rendere il suo corpo irriconoscibile alla famiglia.
Alla richiesta di libertà immediata per Patrick e di giustizia per Giulio e la sua famiglia, banco di prova sul terreno dei diritti umani anche per il nuovo governo italiano, ci associamo con tutte le nostre forze e ne discutiamo con:

Antonella Napoli, giornalista, collabora con testate nazionali ed estere, tra cui Limes, Left, Daily Mail, Sudan Tribune, Al Jazeera, Il Fatto, Avvenire, L’Espresso e Repubblica.
Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Paolo De Stefani, docente all’Università di Padova di Tutela Internazionale dei Diritti Umani.
Annamaria Alborghetti, avvocato penalista, specializzata in diritto penitenziario e Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani.
Laura Nota, docente del Fisspa dell’università di Padova con delega del Rettore per l’inclusione e disabilità.
Francesca Benciolini, Assessora alla Risorse umane del Comune di Padova con delega alla Cooperazione Internazionale, alla pace e ai diritti umani.
Modera il dibattito Enrico Ferri, giornalista di Articolo 21, sezione veneta.

L’appuntamento è per venerdì 19 febbraio, alle ore 18

Link zoom: clicca qui

Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera

Questa sera, 19 ottobre 2020, in Consiglio Comunale, verrà presentato da Marta Nalin e Francesca Benciolini il Regolamento della Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera: un organismo elettivo, con un ruolo consultivo e di rappresentanza dei circa 24.000 abitanti di Padova con cittadinanza diversa da quella italiana o comunitaria.

 

Lo Stato Italiano è in gravissimo ritardo su questo piano. La procedura per ottenere la cittadinanza è inutilmente vessatoria (per un non comunitario, dieci anni dei residenza non discontinua, più tre anni per la procedura. Erano due, i Decreti Insicurezza li avevano resi quattro, con l’ultima modifica sono “scesi” a tre). Attendiamo da troppi, troppi anni una legge sullo Ius Soli. 

Queste leggi vanno cambiate; e non smettiamo di agire politicamente per rivendicarlo. Intanto, a livello municipale, Padova fa un passo avanti, e ripristina con nuove regole la Commissione Stranieri che era stata eletta e si era insediata nel 2011, e che poi l’Amministrazione Bitonci aveva cancellato.

Un organismo utile perché le scelte dell’Amministrazione siano sempre improntate a un confronto con tutte le componenti della collettività, per promuovere la partecipazione alla vita politica della città, per costruire un ponte con le comunità straniere, con il fine di ridurre le discriminazioni e le disuguaglianze.

Padova è la città di tutti i padovani, indipendentemente dalle provenienze. Padova è una città aperta, che con questo gesto può decidere di vivere nel presente. 

La Commissione era nel programma elettorale di Coalizione Civica per Padova; in questi anni abbiamo collaborato con l’Amministrazione perchè fosse realizzata. Siamo molto felici di vederla questa sera all’analisi ed al voto del Consiglio.

 

Iscrizione all’anagrafe delle persone richiedenti asilo

Marta Nalin
Assessora al Sociale
Una bella notizia arriva dalla Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità della norma contenuta nel Decreto Salvini con cui si vietava l’iscrizione all’anagrafe delle persone richiedenti asilo.
Noi a Padova lo abbiamo sempre sostenuto e grazie al supporto di un gruppo di giuristi abbiamo sempre proseguito con l’iscrizione anagrafica, perché è il presupposto per il godimento dei diritti fondamentali ed è un importante strumento per i Comuni per conoscere chi c’è sui loro territori e progettare interventi e azioni utili ed efficaci.
È una decisione importante, che afferma che siamo davvero tutte e tutti uguali.