TAG: accoglienza

L’ACCOGLIENZA NON È UN’EMERGENZA. VA AFFRONTATA CON SCELTE STRATEGICHE LUNGIMIRANTI.

L’ACCOGLIENZA NON È UN’EMERGENZA.

VA AFFRONTATA CON SCELTE STRATEGICHE LUNGIMIRANTI.

(Comunicato di Coalizione Civica per Padova; 18.08.2023)
Non possiamo che esprimere il nostro apprezzamento in ordine al comunicato del sindaco di Padova sui criteri di gestione dell’imminente arrivo nel nostro territorio di un cospicuo numero di persone migranti reduci dai recenti sbarchi e salvataggi. Condividiamo la scelta di non creare grossi concentramenti, tantomeno in strutture chiuse (Hubs), di perseguire finalità di effettiva accoglienza, diffusa e non segregativa, di evitare ogni allarme sociale, connesso a strumentali retoriche di respingimento, di sollecitare una proficua collaborazione tra le autorità competenti, segnatamente con la prefettura, per la soluzione ottimale delle necessità.
Ricordiamo inoltre che a partire dalla scorsa amministrazione il comune di Padova si è distinto per una chiara presa di posizione nel senso di mettere la persona al centro delle proprie politiche, persona con i suoi bisogni ma anche con i suoi talenti e i suoi desideri, perché solo così si fa la vera inclusione. Per questo è necessario, innanzitutto, sollecitare e monitorare presso le autorità competenti la corretta (e rapida) espletazione delle procedure per l’accoglienza, del diritto d’asilo e della concessione dei permessi di soggiorno, procedure che hanno raggiunto durate davvero estenuanti. E per questo ribadiamo l’urgenza di reperire risorse abitative nel territorio urbano più stabili ed effettivamente diffuse, con utilizzo anche dell’ampio patrimonio di strutture vuote, sfitte e inutilizzate, rifiutando contestualmente le prassi (illegittime) di svuotamento forzato delle strutture di accoglienza in atto in queste settimane in base alle indicazioni governative, con la conseguenza di lasciare senza casa e senza rete sociale persone che vivono in città. Quindi casa, lavoro e servizi di base per garantire condizioni di vita dignitose alle persone accolte. È poi necessario mantenere aperto con la Prefettura il monitoraggio degli esiti delle misure attivate, al fine di rilevare l’effettività dei processi di accoglienza e inserimento sociale, e al contempo offrire di tutto ciò una corretta e sistematica informazione alla cittadinanza, al fine di diffondere un’adeguata percezione di effettiva sicurezza e sventare allarmismi e rigurgiti razzisti.
Non è più (se mai lo è stata) un’emergenza; serve una visione di lungo periodo, che assicuri rispetto del diritto, dei diritti, inclusione e coesione sociale.

#maglietterosse oggi, con i più deboli sempre

Il sottosegretario all’economia Massimo Bitonci deve avere a disposizione un’ apprezzabile pausa dal lavoro per trovare il tempo di pubblicare post sulle iniziative altrui, nella fattispecie quelle che riguardano la tutela della dignità delle persone e il contrasto alle politiche di chiusura dei porti, che tanto infastidiscono il governo del nuovo che avanza. Peccato: credevamo che fosse in full immersion nella mission di risolvere quelli che chiama “i problemi degli italiani”, trascurando il fatto che questi sono stati creati da anni di politiche di dissennata macelleria sociale di cui i anche i governi partecipati dalla lega sono stati protagonisti a pieno titolo e che gli stessi colpiscono in modo trasversale molti di coloro che risiedono in questo paese, senza riguardo alla provenienza nazionale.

Ma veniamo al dunque: in un post datato 8 cm il sottosegretario avverte che raccoglierà i dati anagrafici di chi ha partecipato all’iniziativa maglietta rossa, lanciata in molte città d’Italia contro le politiche migratorie dell’ennesimo governo del cambiamento, per spedirli al Ministro dell’interno e al Prefetto. Poi si dilunga nei consueti luoghi comuni che, con una noiosa e logora propaganda, etichettano chi fa solidarietà come un radical-chic buonista e ipocrita e ci invita a portare a casa nostra i “clandestini” – altro termine frequente nel piatto lessico leghista – per svuotare Cona, Bagnoli e Conetta, centri contro i quali ci siamo sempre schierati in favore di un progetto di accoglienza dignitoso e diffuso nel territorio. Per chi ci legge Cona, Conetta e Bagnoli sono quei lager il mantenimento dei quali serve da foraggio alla favola di chi vuole tolleranza zero per i migranti e da anni crea emergenze per seminare paura, distogliere l’attenzione da ciò che realmente peggiora la nostra vita e lucrare su questo bottini elettorali di tutto rispetto.

Il post del sottosegretario all’economia, oltre a dimenticare che qui a Padova, durante la sua amministrazione, chi provò ad ospitare migranti nelle proprie case fu oggetto di post di denuncia e intimidazioni verbali da parte della rumorosa claque leghista, rivela un’imbarazzante estraneità ai principi fondanti di una democrazia costituzionale, fra i quali la libertà di espressione trova un posto di importanza troppo elevata perché ci si possa permettere di lanciare l’idea di schedare gli oppositori. Comprendendo la difficoltà del sottosegretario a sintonizzarsi sui suddetti principi si potrebbe ipotizzare che l’intenzione del post, non potendo essere ironica data l’assenza di ironia nel dna del leghista medio, fosse statistica. Ma la statistica è un altro strumento che appare insufficiente nel bagaglio di strumenti a disposizione della lega, dal momento che, dati statistici alla mano, non avrebbero potuto sfruttare quella gallina dalle uova d’oro che è la fandonia xenofoba dell’invasione.

Probabilmente dunque, nelle intenzioni del post, c’era quella di intimidire chi va in piazza con la maglietta rossa a dire una cosa normalissima come “restiamo umani” e a dimostrare simbolicamente quel sussulto di dignità di cui c’è un grande bisogno per tutti. Se questa era l’intenzione Massimo Bitonci ha fatto male i suoi calcoli: nessuno di noi ha la minima paura di tornare in piazza con la maglietta rossa e di continuare a smontare, con un duro lavoro, quel grande inganno che fa credere alla gente che la soluzione dei suoi problemi dipenda dalla cacciata dei migranti, un inganno utile a mascherare incompetenza nella soluzione dei problemi reali e a chiudere gli occhi dei più su questi, ma che tali problemi non risolve. Lo conferma anche il fatto che il “governo del cambiamento” abbia l’intenzione di operare drastici tagli a ogni capitolo di spesa che riguardi un’accoglienza dignitosa, mirata a quell’inserimento nel territorio che ridurrebbe i conflitti che hanno per oggetto i migranti. Per questo, dopo aver invitato il sottosegretario ad astenersi dal lanciare di nuovo simili provocazioni e a documentarsi sul fatto che anche il suo governo ha giurato sulla Costituzione, indosseremo di nuovo la maglietta rossa e suggeriremo a chi la indossa di comunicare il proprio nome in maniera volontaria, per metterci la faccia e per dire che non esiste paura a distinguerci da chi manipola dati e informazioni per lanciare campagne che stanno avvelenando i pozzi, minando alla base la convivenza sociale e contrastando con i principi basilari del diritto interno e internazionale.