Città Educante

Negli ultimi cinque anni di amministrazione Coalizione ha ottenuto la stabilizzazione del personale precario delle scuole dell’infanzia comunali, l’assegnazione di una sede all’Arcella per l’istruzione degli adulti, l’istituzione della prima Casa di Quartiere di Padova e lo sviluppo e l’attivazione dell’Osservatorio della Città Educante con relativo portale internet.
Gli ultimi due anni sono stati travolti dalla pandemia, dalla restaurazione del regime talebano in Afghanistan, dalla guerra in Ucraina (senza dimenticare tutti i conflitti e le situazioni di povertà e ingiustizia sociale, economica, climatica che spingono popolazioni a spostarsi per salvarsi e cercare migliori condizioni di vita), eventi tragici che alimentano le povertà educative, incrementando i bisogni di inclusione, che hanno fatto emergere come i sistemi educativi debbano essere rinforzati in quantità e qualità perché possano garantire giustizia ed equità sociale. L’Ente Locale non può più limitarsi a fornire i servizi educativi di competenza: deve immaginare e coordinare un progetto di città educante che apprende e in cui si apprende, accessibile, inclusiva e sostenibile, promuovendo la formazione in tutte le età della vita, anche al di fuori delle sedi tradizionali.

UNA CITTA’ IN BIBLIOTECA!

UNA CITTA’ IN BIBLIOTECA!

Anche per Coalizione Civica LO SPAZIO GIUSTO è proprio l’ex Coni in piazza Azzurri d’Italia, dove abbiamo creato la biblioteca che sogniamo! Bambine, bambini, ragazzi, ragazze, adulti, persone di tutte le età e di diverse lingue hanno portato un pezzetto di sogno da condividere.

@Comune di Padova, non lasciarti sfuggire questa occasione, immagina e progetta con noi!
@Sergio Giordani
#lospaziogiusto
#unacittàinbiblioteca
#exconi

Alcune immagini del flash-mob svolto sabato 13 aprile ’24:

              

 

ANTONELLA AGNOLI IMMAGINA LA BIBLIOTECA PER LA CITTA’.

ANTONELLA AGNOLI IMMAGINA LA BIBLIOTECA PER LA CITTA’.

Padova, Casa di Quartiere Arcella Ex Marchesi, 9 marzo 2024

 

Una sala stracolma di gente, interessata e vivacemente partecipe, ha ascoltato Antonella Agnoli descrivere quale biblioteca sia oggi necessario immaginare e progettare, uno spazio reale e vivo di condivisione e scambio culturale. Uno spazio da costruire nella convergenza di interessi dei cittadini, come singoli e come comunità, nel quale portare domande e interessi, cercando insieme risposte e soluzioni alle aspettative e ai bisogni di ognuno. Una biblioteca che non sia solo scaffali e libri a prestito, banconi e aree per la lettura e lo studio, individuale, silenzioso, asettico. Una vera piazza del sapere condiviso,
sulla quale si affacciano e si esprimono mondi diversi capaci di convivere.
Da tempo Coalizione Civica Padova pensa alla realizzazione di una biblioteca così, in un quartiere come l’Arcella, dove la crescita demografica aumenta ancora, la popolazione accoglie molti stranieri, dove è vivace il confronto delle idee e delle aspettative e si dà spazio a molteplici iniziative culturali, sociali, artistiche. Una nuova biblioteca che faccia da
attivatore per ripensare le biblioteche del sistema, dalla Civica a quelle nei quartieri.
Antonella Agnoli, raccontando di molte biblioteche, in Italia e nel mondo – alcune riprogettate e gestite, altre visitate e studiate, altre ancora immaginate e realizzate – ci ha fatto comprendere quanto questi luoghi devono ritornare ad essere (anche) spazi quotidiani di prossimità, luoghi che permettono incontri casuali e vitali.
Gli spazi dell’ex Coni in quartiere, individuati dall’Amministrazione cittadina, possono sembrare ristretti per ospitare tutti i nostri sogni, ma sono spazi ideali per la biblioteca, che vanno difesi dai tentativi di farne vetrina anziché piazza, appunto. Spazi che, dice Agnoli, dovranno essere flessibili, plurivalenti, e fondersi collaborando con tutte le funzioni dell’edificio. Il bar-ristorante, la sala di quartiere, le stesse abitazioni, devono essere sentiti come parti interconnesse e dialoganti, con funzioni intercambiabili di un unico progetto con la biblioteca, prevalentemente presente nel primo piano, che si fa snodo e passaggio.
Antonella ha sottolineato quanto sia fondamentale che il progetto della nuova biblioteca preveda uno studio approfondito per l’allestimento, inteso come aree tematiche, gli arredi, le luci, capaci di accogliere diverse età e funzioni. Ma affinché la biblioteca sia organismo vivo, altrettanto essenziale è la presenza di personale competente ed empatico, capace di
ascoltare, di intercettare, di accompagnare; nella scelta e nella ricerca dei libri e di tutti gli altri media (ché non vogliamo solo libri in questa biblioteca) certo, ma più di tutto nell’accogliere domande, bisogni, desideri dei singoli che fanno poi la comunità.
Per realizzare questo progetto, è assolutamente necessaria la partecipazione attiva, fin da ora, della cittadinanza tutta, a partire dei bambini e dei ragazzi, passando per le famiglie, coinvolgendo tutte le figure che abitano e operano nel quartiere, per essere in grado di sottoporre a chi governa la nostra città una proposta che sia davvero il risultato di un processo partecipato, democratico e rispettoso di tutte le istanze.
C’è tanto ancora da fare, e tanto, ma ne vale la pena. C’è un po’ di tempo – il tempo del cantiere – ma non così tanto se pensiamo a tutto quel che è necessario pensare e realizzare, solo a scorrere le suggestioni e le riflessioni mosse dall’incontro con Antonella Agnoli. E serve muoversi subito perché l’amministrazione trovi le risorse finanziarie per
rendere reale e concreto il grande investimento della costruzione del nuovo edificio: noi vogliamo riempirlo di voci (e non solo quelle degli indici de libri), di senso, di possibilità, di spazi che respirano e vivono, tutti i giorni. Anche la sera, ci piacerebbe.
E serve, subito, un gruppo di lavoro forte, preparato, ampio e determinato. Serve una visione e serve un piano delle azioni. E con il nostro secondo appuntamento di questo percorso “La città in biblioteca” che sarà il flash mob del prossimo 13 aprile in Piazza Azzurri d’Italia, vi invitiamo a partecipare ad un primo esercizio di immaginazione per chiedere all’Amministrazione di condividere fin da ora le prossime decisioni operative con un comitato di esperti e cittadini.

 

Nota bibliografica:
Antonella Agnoli è una instancabile viaggiatrice tra persone e libri. Le sue mete sono i luoghi della conoscenza condivisa, in Italia e nel mondo. I suoi interlocutori sono coloro che li progettano, li amministrano, li frequentano. Il suo libro Le piazze del sapere (Laterza, 2009) ha cambiato il modo di pensare alle biblioteche e alle città. Con La casa di tutti (Laterza, 2023) ci accompagna in un affascinate viaggio, facendo tappa in moltissime delle biblioteche, attraverso significativi progetti di interazione tra sapere, lettura e cittadinanza. Da citare anche Caro sindaco parliamo di biblioteche (2011) e La biblioteca che vorrei (2014).

 

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UNA CITTÀ IN BIBLIOTECA

UNA CITTÀ IN BIBLIOTECA

 

 

Qui il pdf scaricabile con spiegazioni e una breve storia della questione:

Biblioteca Bambini Ragazzi flash mob

 

E qui il pdf scaricabile dell’incontro con Antonella Agnoli presso la Casa di Quartiere (ex Marchesi):

LA CASA DI TUTTI di Antonella Agnoli

 

 

                                  

 

QUANTO PESANO EQUITÀ E GIUSTIZIA EDUCATIVA A PADOVA (E IN ITALIA) ?

QUANTO PESANO EQUITÀ E GIUSTIZIA EDUCATIVA A PADOVA (E IN ITALIA) ?

 

La Giunta regionale di destra si vanta di arrivare per prima a tagliare risorse alla scuola pubblica, seguendo pedissequamente le istruzioni dettate dal Governo nazionale sui dimensionamenti scolastici. Tradotto: riduzione delle dirigenze e delle segreterie amministrative per garantire un risparmio economico, nella sola Padova, di 300.000 euro.

Nel concreto, dal prossimo anno scolastico spariranno due Istituti Comprensivi: il 4° IC Rosmini, all’Arcella e il 12° IC Don Bosco, a Paltana, Mandria e Voltabrusegana. Non chiudono plessi, sedi, scuole. Bambinə e ragazzə non dovranno cambiare sede.

Qual è il problema, allora? Lo spezzatino delle scuole dimensionate, come lo hanno chiamato genitori e insegnanti che da giorni protestano contro questa scelta, toglie importanti risorse per la gestione di tutte le aree fondamentali per garantire equità e giustizia educative. Un Dirigente gestirà scuole più grandi; il personale docente che da tempo sviluppa progetti ancorati alle realtà territoriali locali le vedrà crescere in dimensione e numero di minori; un unico Direttore dei Servizi Generali di Segreteria (DSGA) gestirà più personale amministrativo e collaboratori; lə insegnanti che in ogni Istituto sono responsabili dei percorsi di inclusione per garantire a tuttə il diritto di apprendere in contesti sociali positivi, referenti dell’orientamento, del contrasto alla dispersione scolastica, subiranno un ridimensionamento numerico che si tradurrà nella riduzione della capacità di presa in carico delle situazioni di fragilità e di marginalità.

Tutto questo succede all’Arcella, uno dei territori di Padova che più esprime ricchezza di differenze, che dimostra forti prospettive di crescita demografica e che richiede risposte educative importanti, in termini di quantità e qualità.
Ma succede anche a Paltana, Mandria, Voltabrusegana, dove un presidio fisico di una dirigenza scolastica consapevole delle dinamiche demografiche ed educative locali è fondamentale per il sostegno alla crescita della comunità educante che stava sviluppandosi anche attraverso iniziative delle famiglie tra scuola e territorio.

A fronte dell’aumento dell’abbandono scolastico e delle fragilità dellə minori, come si può cantare vittoria per il taglio di 300.000 euro l’anno? Quanto pesano il benessere educativo e il futuro di bambinə e ragazzə a Padova? Quanto pesa garantire equità e giustizia educativa a tuttə e a ciascunə?

 

 

25 NOVEMBRE. GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

25 NOVEMBRE. GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, sentiamo necessario manifestare cordoglio, rabbia e dolore, ma anche interrogarci su come possiamo combattere la cultura patriarcale che nutre la violenza maschile contro le donne.
Nessunǝ è immune: individui, istituzioni, luoghi di lavoro, comunità di convivenza civile, scuole e università. Siamo convintə che per disarmare la violenza contro le donne sia necessaria una rivoluzione culturale che attende da troppo tempo di essere innescata.
Per questo Coalizione Civica per Padova vi aspetta in corteo sabato 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ritrovo a Porta Portello alle ore 14:30.

Qui l’evento Facebook con gli aggiornamenti in tempo reale.

LE BIBLIOTECHE SONO IMPORTANTI PRESIDI CULTURALI, EDUCATIVI E SOCIALI PER TUTTI I TERRITORI

LE BIBLIOTECHE SONO IMPORTANTI PRESIDI CULTURALI, EDUCATIVI E SOCIALI PER TUTTI I TERRITORI

 

Meglio tardi che mai. Stupisce l’entusiasmo dell’assessore Colasio sul valore delle biblioteche, ma ne gioiamo. Ci sono stati anni in cui si sono chiuse biblioteche di quartiere, ridotti gli orari, date in gestione a personale volontario, senza valorizzare chi ha la professionalitàper gestirle. Ora, alla luce degli aumenti dei prestiti e delle frequentazioni, pare che si sia capito che più questi fondamentali presidi sono aperti, più ce ne sono, più la cultura diventa pane quotidiano per tutti e tutte. Coalizione Civica per Padova da sempre difende le biblioteche di quartiere, presidi sociali e di cultura, spazi dello stare assieme, dello scambio e della crescita personale e della comunità. Ne ribadisce l’importanza anche ambientale, permettendo l’utilizzazione dei libri senza che debbano essere prodotti e commercializzati. Chiediamo perciò che vengano mantenute le biblioteche esistenti e ne vengano create di nuove, anche indirizzate a fasce specifiche come bambini e ragazzi, con orari ampi, lavoro dignitoso delle e dei dipendenti, accessibilità universale. Perchè le biblioteche sono di tutte e tutti!!!

Non interventi spot ma politiche integrate per una vera città educante.

Eliminare le povertà educative e promuovere il benessere e il successo scolastico e formativo di minori e giovani adulti. Non interventi spot ma politiche integrate per una vera città educante.

 

https://www.padovaoggi.it/politica/coalizione-civica-ripensa-citta-educante-padova-3-giugno-2022.html     

Coalizione Civica promuove politiche organiche e integrate per il contrasto alle povertà educative.

Eliminare le povertà educative e promuovere il benessere e il successo scolastico e formativo di minori e giovani adulti. Non interventi spot ma politiche integrate per una vera città educante.

A Padova risiedono 28733 minori in formazione e a loro vanno aggiunti studenti e studentesse dell’Università che, pur non avendo la residenza a Padova, vivono la città e sono attori e fruitori di formazione.
Questi numeri rendono necessario pensare Padova come una vera e propria Comunità educante, e Coalizione Civica si impegna da sempre nel promuovere il Diritto all’accesso a processi educativi di qualità per tutte e tutti, ad ogni età. Per questo intende investire ancora di più nella città della formazione permanente, con luoghi e spazi adibiti all’educazione e alla formazione in ogni quartiere, per tutte le età.
Uno dei temi però più delicati, reso ancora più evidente dalla pandemia, è quello della povertà educativa, che può essere contrastata solo con politiche organiche e integrate.
Le analisi dei dati delle ultime rilevazione Istat (vedi Openpolis, Con i Bambini, Save the Children) indicano chiaramente come povertà economica e povertà educativa siano strettamente correlate e come entrambe siano importanti ostacoli per il successo formativo dei minori e dei giovani adulti: la dispersione scolastica, diminuita prima del 2019, è tornata a crescere fortemente negli anni della pandemia, dimostrando indirettamente l’importanza dei sistemi educativi, sociali, culturali locali per la promozione del successo formativo per tutti e tutte. A Padova, pre pandemia, il 7.5% dei minori usciva in modo precoce dalla scuola senza un titolo di studio. Numero certamente aumentato dal 2020.
Gli indicatori di povertà educativa sono tracce utili per la progettazione e attuazione di politiche organiche e coerenti (vedi Indice di Povertà Educativa, Save the Children): bambini tra 0 e 2 anni senza accesso ai servizi pubblici educativi per la prima infanzia; classi della scuola primaria senza tempo pieno; classi della scuola secondaria di primo grado senza tempo pieno; alunni che non usufruiscono del servizio mensa; dispersione scolastica; minori tra 6 e 17 anni che non sono andati a teatro; minori tra 6 e 17 anni che non hanno visitato musei o mostre; minori tra 6 e 17 anni che non sono andati a concerti; minori tra 6 e 17 anni che non hanno visitato monumenti o siti archeologici; minori tra 6 e 17 anni che non praticano sport in modo continuativo; minori tra 6 e 17 anni che non hanno letto libri; minori tra 6 e 17 anni che non utilizzano internet.
Inoltre le ricerche indicano come le povertà educative possano essere lette coerentemente e significativamente solo a livello comunale. Infatti “Il problema delle medie nazionali e regionali è che nascondono la reale offerta dei servizi. […] Solo attraverso i dati comunali possiamo individuare eccellenze e situazioni di carenza, e ricostruire davvero l’ampiezza dei divari territoriali. […] Il livello minimo per valutare la condizione dei minori e la presenza di servizi è quello comunale” (Openpolis/Con i Bambini, Le mappe della povertà educativa, 2019, p. 5).
Tutte queste sono tracce fondamentali a partire dalle quali Coalizione ha progettato un disegno di Città Educante che ragiona sulla città per tutte e tutti, di ogni età, provenienza, lingua, abilità, genere e orientamento, per scendere nello specifico dei bisogni e dei servizi necessari a soddisfarli.
Le singole azioni presenti nel programma devono intendersi nel quadro generale del potenziamento dell’Osservatorio della Città Educante, il luogo dell’incontro tra le rappresentanze dei sistemi scolastici, educativi, culturali, sociali, produttivi, associativi, che raccolgono i bisogni educativi territoriali e cercano risposte inedite grazie alla collaborazione tra soggetti diversi.

È fondamentale operare in tre direzioni: l’organicità delle azioni a livello territoriale (affinché tutti i quartieri siano serviti), l’accessibilità dei servizi e delle informazioni sui servizi esistenti (sostenere i singoli e le famiglie nella ricerca dei servizi rispondenti ai bisogni), lo sviluppo di nuove azioni e servizi specifici per bisogni scoperti.

Alcuni esempi.
I servizi doposcuola a Padova: il primo passo per l’Osservatorio (e l’amministrazione) è quello di mappare le realtà esistenti (dove operano, quanto personale, a chi si rivolgono, quali reti territoriali hanno sviluppato), metterle in rete e dare copertura ai territori scoperti, promuovendo iniziative comuni a tutti i doposcuola di formazione e di scambio di pratiche e un rapporto chiaro con le scuole del primo e del secondo ciclo su competenze e obiettivi reciproci.
La raggiungibilità delle scuole e il tempo per i trasporti: un importante supporto alle famiglie è la riduzione dei tempi di trasporto per accompagnamento a scuola dei figli e delle figlie e la presenza di sistemi di trasporto o accompagnamento compatibili con i tempi di lavoro e di vita. L’amministrazione locale deve continuare a promuovere, in accordo con gli istituti comprensivi e superiori, sistemi di mobilità integrata (piedibus, autobus, bicipolitana) organici e a costi accessibili e la promozione delle scuole di vicinato, riducendo così i trasporti privati e costruendo i tasselli della città policentrica e dei 15 minuti.
La facilitazione dell’accesso alla lettura e alle iniziative culturali: la città deve dotarsi di biblioteche aperte, accessibili a tutti e a tutte, con fasce orarie ampie, in tutti i quartieri; di iniziative culturali di alta qualità, diffuse, accessibili, aperte a tutti e a tutte.
Investire nell’educazione per contrastare la povertà significa anche accompagnare le famiglie e i singoli in più direzioni: supportare nell’accesso alle informazioni (un grande primo passo è il portale Padova Per lanciato dall’amministrazione) con sportelli fisici dell’Osservatorio della Città Educante nei quartieri a maggior indice di povertà educativa e a maggior rischio di segregazione scolastica territoriale; sostenere i percorsi di formazione permanente per tutti e tutte (apprendimento della lingua italiana, ripresa degli studi, occasioni di approfondimento culturale); conciliare il tempo vita / familiare con il tempo lavoro.
Per tutto questo è fondamentale non lavorare per interventi singoli, segmentati, sporadici, ma guardare alla città come organismo vivo, entrare nella sua complessità, leggere i bisogni, valorizzare i servizi già esistenti e cercare risposte organiche ed efficaci che contrastino le povertà educative, promuovendo nello stesso tempo equità e giustizia sociale ed ambientale.

 

30 maggio 2022: sciopero della scuola

Abbiamo bisogno di una scuola di qualità, vissuta e costruita da studenti co-costruttori dei processi educativi, da insegnanti preparati e riconosciuti nella loro professionalità, dalle risorse della città educante.

Per questo la scuola italiana oggi sciopera. Riguarda tutti, ogni citta’, ogni comunita’ educante del paese!

 

SCIOPERO DELLA SCUOLA: IL DL 36/22

Il decreto legge 36/22 del 30.4.22 è attualmente in esame nelle commissioni competenti in vista della conversione in legge. Il decreto, che pure si chiama “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e che quindi riguarda molteplici ambiti, interviene di fatto come una nuova riforma della scuola, a fine anno scolastico, perché modifica la legge 59/17 in tema di accesso all’insegnamento e di formazione docenti nella scuola secondaria, esautorando il Parlamento, senza alcun confronto con le OO.SS. e con le associazioni professionali, smentendo il “Patto per il lavoro” del maggio 2021. Eppure formazione e reclutamento degli insegnanti sono punti cruciali per definire la qualità del sistema di istruzione.

 

ANCORA TAGLI ALLE RISORSE!

Tutti i governi degli ultimi 20 anni mentre dichiaravano di mettere al primo posto la scuola tagliavano le risorse di bilancio a questa destinate: ecco un nuovo taglio dello 0,5% del Pil, restiamo agli ultimi posti in Europa per precariato (che si traduce in classi piene di studenti, ma prive di docenti per mesi), per retribuzione docenti (demotivati o costretti a cambiare professione), per qualità e sicurezza delle scuole, per innovazione dei percorsi formativi.

 

FORMAZIONE INIZIALE O MERCATO DEI CFU?

L’art. 44 del decreto introduce “un modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado” che prevede un percorso universitario a numero chiuso abilitante iniziale (60 CFU, di cui 20 di tirocinio diretto e indiretto e un esame finale con una prova scritta e una lezione simulata), un concorso pubblico nazionale su base regionale o interregionale, un anno di prova con test finale e valutazione conclusiva.

I 60 CFU potranno essere acquisiti a partire dal primo anno (sic!)  di università in “centri” “individuati” dalle Università, optando per la quantità a danno della qualità del percorso formativo: raggiungerà i requisiti per accedere al concorso chi potrà pagare questi corsi, anche se sprovvisto delle necessarie competenze della disciplina che vorrà insegnare.

 

FORMAZIONE IN SERVIZIO AUTOREFERENZIALE E SCOLLEGATA DALLA VITA DELLA PROPRIA SCUOLA?

Il decreto introduce percorsi triennali facoltativi e incentivati a seguito di valutazione positiva. Quindi una formazione del singolo docente, potenzialmente scollegata dalla progettazione didattica di Istituto (PTOF), seguita da una valutazione individuale separata dalla valutazione della scuola (Rav e PdM). Al docente monade la moderna ricerca pedagogica ha sostituito la comunità di pratiche e di saperi. L’insegnamento funziona quando è lavoro collegiale, quando è capace di disegnare didattiche sartoriali e questo si può ottenere solo ancorando la formazione al contesto, all’analisi dei bisogni educativi del territorio, alla progettazione basata sulle caratteristiche della popolazione scolastica. Il decreto invece accentra l’organizzazione della formazione in servizio e la generalizza, scoraggiando di fatto l’autoformazione e la formazione sul campo che, com’è dimostrato, cambiano in meglio le comunità scolastiche.