Il grido altissimo di Padova
Le parole di Elena Donazzan, assessora regionale al lavoro, esponente di Fratelli d’Italia, davanti alla casa circondariale di Padova, in un momento di particolare tensione, sono irresponsabili e illegittime. Un soggetto con responsabilità istituzionali non può affermare impunemente che “non esistono regole di ingaggio chiare in assoluto quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità”, un’espressione che, oltre che assolutamente incivile e non rispettosa dei nostri principi costituzionali, è oggettivamente idonea, tanto più in un momento di tensione e di stress manifestato dagli agenti della polizia penitenziaria, a trasmettere il messaggio “liberi di fare quello che volete”, con ogni mezzo necessario. Le “regole di ingaggio” (terminologia che riporta purtroppo alla memoria le violazioni commesse dalle ff.oo. durante il G8 di Genova) esistono eccome, vanno rispettate eccome, e sono le norme contenute nella Costituzione, nelle leggi e nei regolamenti di PS, nell’ordinamento penitenziario, e dicono esattamente l’opposto di quanto afferma Elena Donazzan: che non esiste uso gratuito della violenza, neppure da parte delle forze dell’ordine, che il carcere e la pena devono tendere alla rieducazione del condannato (e tanti detenuti non lo sono ancora, ricordiamolo), che le condizioni di detenzione devono avere caratteristiche che oggi non hanno e che sono più che note a tutti e denunciate da situazioni di disperazione che hanno portato anche in queste ultime settimane a suicidi in carcere. Per usare il suo gergo, l’assessora regionale Donazzan ha dimostrato ormai abbondantemente di rientrare nella “peggiore classe politicante”. E’ ora che la smetta di nuocere, soprattutto in momenti e terreni così delicati, e che le vengano ritirate tutte le deleghe con responsabilità di governo che evidentemente non è in grado di svolgere. Alcuni estratti: I colloqui svolti (dal Garante Antonio Bincoletto) dal 1°di gennaio al 4 di dicembre 2022 coi detenuti sono stati 342, 309 in Casa di reclusione e 33 nel Carcere circondariale. Per colloqui si intende che i detenuti hanno fatto richiesta di incontrarlo, per sottoporlo a problemi specifici. E lui c’è andato ed ha ascoltato. «L’anno di attività – ha spiegato dottor Antonio Bincoletto – che si sta concludendo ha confermato quanto complessa sia la realtà carceraria e quanto lavoro si richieda a chi, come un Garante territoriale, si trova ad interfacciarvisi quotidianamente, operando all’interno di essa in ambito extragiurisdizionale e in forma autonoma e indipendente. Il quadro generale pandemico non ha certo facilitato l’espletazione dell’incarico assunto, anche se il 2022 ha visto la chiusura della fase dell’emergenza covid e la ripresa della presenza dei volontari in carcere grazie alla campagna vaccinale che ha coinvolto la quasi totalità della popolazione ristretta. La condizione di supplementare isolamento vissuta per due anni dai reclusi e di frustrazione per chi opera e si occupa dei vari progetti in carcere, assieme alle carenze strutturali e endemiche, hanno comunque accentuato le criticità presenti e lasciato un segno evidente nel malessere diffuso fra la popolazione reclusa e fra gli operatori. L’incremento impressionante degli atti di autolesionismo e suicidiari nel carcere ne è sicuramente un sintomo». «Il nostro territorio si trova dunque a doversi far carico in qualche misura sia di chi è recluso, sia di chi sta scontando pene alternative al carcere, sia di chi viene scarcerato per fine pena e che spesso si trova privo di mezzi e di riferimenti all’esterno. È importante non scordarsi di queste realtà se si vuole garantire alla nostra città una maggior sicurezza, essendo consapevoli che solo se si sarà in grado di accompagnare queste persone nella ricerca di una collocazione sociale regolare si darà loro la possibilità concreta, una volta scontata la pena, di rientrare in una vita sociale onesta e di non cadere nella recidiva». Per anni i comitati hanno portato avanti una battaglia contro la presenza di questa infrastruttura a ridosso del centro della nostra città e, nonostante ormai sia dimostrato che all’interno di quell’area è impossibile far atterrare aerei al di sopra di un determinato peso – massimo sei persone a bordo – puntualmente emerge l’anacronistica proposta dell’utilizzo dell’area come scalo, nonostante numerosi fallimenti. L’ultima in ordine di tempo quella della Heron Air srl, la società che si è aggiudicata la gestione della struttura, che a inizio maggio ha dichiarato di volerne fare un riferimento in Veneto per l’aviazione civile, a cominciare dalle olimpiadi di Milano Cortina. Crediamo vadano contrastati i progetti di ampliamento delle funzionalità dell’Allegri, lasciando finché necessario attivo l’eliporto e le funzioni essenziali ad esso connesse. Non è solo una questione ambientale, nonostante l’impatto inquinante di un aeroporto sul territorio, ma è una questione di sicurezza e qualità della vita del quartiere. L’ultima tragedia, avvenuta poco meno di un anno fa, ce lo ricorda. Va favorita una sua rigenerazione, in un’ottica di spazio pubblico e di riutilizzo delle aree verdi come grande parco urbano e delle strutture come luoghi di sperimentazione, formazione e di progetti per la città, da definire insieme a tutte le istituzioni e le realtà coinvolte nella gestione dell’area, magari in continuità con i progetti che hanno interessato il Basso Isonzo. Per una rigenerazione della città in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, per una città con #piùverde e #mendisuguaglianze. Spiace dover ricordare al consigliere Tarzia che, rispetto a quando fu approvato il protocollo d’intesa fra Comune e Prefettura di Padova che introduceva il cosiddetto “Controllo di vicinato” anche nel nostro territorio, il quadro normativo è radicalmente mutato. La Corte Costituzionale infatti, nella sentenza n. 236 depositata il 12 Novembre 2020, ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Veneto 8 agosto 2019, n. 34 (Norme per il riconoscimento ed il sostegno della funzione sociale del controllo di vicinato nell’ambito di un sistema di cooperazione interistituzionale integrata per la promozione della sicurezza e della legalità), in quanto viola la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordine pubblico. La legge veneta prevedeva l’istituzione e il sostegno del controllo di vicinato e disciplinava forme di coordinamento tra Stato ed enti locali per darne attuazione. La Corte Costituzionale, dopo aver ricostruito contenuto della legge veneta e ratio delle singole disposizioni nonché l’ormai consolidata giurisprudenza costituzionale in materia, ha affermato la fondatezza della censura di illegittimità costituzionale dell’intera legge regionale impugnata. Risulta quindi impensabile discutere della reintroduzione di questa misura, che peraltro non ha avuto risultati apprezzabili da alcun punto di vista poiché a quanto ci risulta il fiorente mercato delle sostanze d’abuso, o la tratta di esseri umani che ne costituiscono la manovalanza non sono stati minimamente scalfiti da questa forma di vigilanza. Ci chiediamo inoltre come si possa affermare che una simile attività, che si basa sulla vigilanza che le persone esercitano stando ciascuna a casa propria a occhieggiare dalla finestra alla ricerca di individui “sospetti”, possa creare coesione sociale – noi pensiamo invece che abbia come unico effetto quello di esacerbare la diffidenza, la percezione di insicurezza, la solitudine di chi già vive con difficoltà la propria quotidianità, a maggior ragione ora, dopo due anni di isolamento e di crisi economica dovuti all’emergenza sanitaria. È per questi motivi che riteniamo urgente e imprescindibile cambiare rotta, investendo di più sui servizi che si occupano di prevenzione attiva del disagio, sulle équipe educative di strada, sui punti di ascolto presso le case di quartiere, su tutte le iniziative che portano i cittadini a conoscersi, a frequentarsi, ad abbattere la diffidenza e il senso di insicurezza venendo a contatto con i propri vicini, ivi comprese le comunità di cittadine e cittadini di origine straniera. IL GRIDO ALTISSIMO DI PADOVA
Il grido altissimo di Padova
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