Sicurezza

IL GRIDO ALTISSIMO DI PADOVA

Il grido altissimo di Padova

Più di tremila persone hanno percorso le strade della nostra Città nel corteo che Coalizione Civica ha organizzato per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Quasi mezzo milione di persone alla manifestazione nazionale a Roma.
Da giorni migliaia di persone sono scese nelle strade, nelle piazze, spinte dalla necessità di dire con tutta la loro forza che l’unico modo per eliminare la violenza è cambiare le fondamenta sulle quali si basa il nostro sistema patriarcale.
Vogliamo, come ha detto in corteo la nostra Presidente Laura Zaratin, tuttə insieme comprendere e cambiare il modo in cui si decide del corpo delle donne, del lavoro delle donne, della vita delle donne.
Grazie a tutte le persone che sono state con noi, a tutte le associazioni e gruppi che hanno aderito. E grazie a quelle donne che oggi hanno preso parola per dire a voce alta “di quella volta che” son state molestate, abusate, vessate, umiliate.
Come ha detto la consigliera comunale di Coalizione Civica Chiara Gallani in chiusura del corteo siamo convintǝ che la voce di queste piazze diventerà un eco che rimbalzerà in ogni luogo, arrivando anche alle persone che oggi non vogliono ascoltarci.

PAROLE IRRESPONSABILI E ILLEGITTIME DALL’ASSESSORA REGIONALE

PAROLE IRRESPONSABILI E ILLEGITTIME DALL’ASSESSORA REGIONALE

 

Le parole di Elena Donazzan, assessora regionale al lavoro, esponente di Fratelli d’Italia, davanti alla casa circondariale di Padova, in un momento di particolare tensione, sono irresponsabili e illegittime.

Un soggetto con responsabilità istituzionali non può affermare impunemente che “non esistono regole di ingaggio chiare in assoluto quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità”, un’espressione che, oltre che assolutamente incivile e non rispettosa dei nostri principi costituzionali, è oggettivamente idonea, tanto più in un momento di tensione e di stress manifestato dagli agenti della polizia penitenziaria, a trasmettere il messaggio “liberi di fare quello che volete”, con ogni mezzo necessario.

Le “regole di ingaggio” (terminologia che riporta purtroppo alla memoria le violazioni commesse dalle ff.oo. durante il G8 di Genova) esistono eccome, vanno rispettate eccome, e sono le norme contenute nella Costituzione, nelle leggi e nei regolamenti di PS, nell’ordinamento penitenziario, e dicono esattamente l’opposto di quanto afferma Elena Donazzan: che non esiste uso gratuito della violenza, neppure da parte delle forze dell’ordine, che il carcere e la pena devono tendere alla rieducazione del condannato (e tanti detenuti non lo sono ancora, ricordiamolo), che le condizioni di detenzione devono avere caratteristiche che oggi non hanno e che sono più che note a tutti e denunciate da situazioni di disperazione che hanno portato anche in queste ultime settimane a suicidi in carcere.

Per usare il suo gergo, l’assessora regionale Donazzan ha dimostrato ormai abbondantemente di rientrare nella “peggiore classe politicante”. E’ ora che la smetta di nuocere, soprattutto in momenti e terreni così delicati, e che le vengano ritirate tutte le deleghe con responsabilità di governo che evidentemente non è in grado di svolgere.

 

SUL NUOVO PRESIDIO DI POLIZIA IN PIAZZA GASPAROTTO

SUL NUOVO PRESIDIO DI POLIZIA IN PIAZZA GASPAROTTO

Apprendiamo dai giornali la notizia che, a partire dalla metà di gennaio, verrà aperto in #piazzagasparotto un nuovo presidio di Polizia, ospitato all’interno degli spazi dei Servizi Sociali.

Da anni ormai in questa piazza si è cominciato un lavoro, in sinergia tra le realtà e le associazioni, che sperimenta percorsi per affrontare il tema del disagio e della marginalità sociale. Questo lavoro si esprime nella piazza con un progetto di #rigenerazioneurbana, caratterizzato dalla centralità data ai temi della cura, della mediazione e dell’inclusione e attraverso forme di #aggregazione e #socialità che non affrontano quella situazione con forme e misure securitarie.

Pratiche innovative e alternative che provano in maniera radicale (nel senso di andare alle radici delle questioni) e con competenza, ad affrontare le problematiche e le contraddizioni presenti in un particolare luogo della nostra città e a costruire, in primis per le persone che quei problemi li soffrono, una prospettiva diversa.
Questo lavoro è stato avviato in questi anni a partire dalla costruzione di un rapporto con le realtà che vivono la piazza, in collaborazione con l’Amministrazione comunale. L’apertura di alcuni uffici del Settore Politiche Sociali proprio all’interno degli edifici presenti in Piazza Gasparotto e di proprietà del Comune, è stato il segno tangibile di questo lavoro sinergico. Si è insomma deciso, con tutte le difficoltà del caso, di dare risposte sociali a problematiche sociali.
Oggi ci sentiamo un po’ smarriti, perché tutto questo avviene (e purtroppo non è la prima volta in questi ultimi mesi…) senza il coinvolgimento degli attori che presidiano quello spazio. Persone e realtà associative che si prendono cura della piazza e di chi la attraversa. Persone e realtà che l’Amministrazione, e le istituzioni coinvolte, si sono limitate ad avvisare a decisioni prese.

Questo è un metodo che non condividiamo. Conosciamo tutte le difficoltà che appartengono a quella zona della nostra città, ma rimaniamo convinti che la sola soluzione che, per quanto complessa e lunga da praticare, meriti di essere sostenuta, sia quella che era stata iniziata in forma condivisa con le realtà di piazza Gasparotto. Non sono utili facili scorciatoie che rischiano di essere solo “spot securitari” e che (come abbiamo già più volte verificato) non risolvono alcun problema, ma semplicemente lo fanno spostare in qualche altra parte della città, e poi ci penseremo…

Il Coordinamento Politico

di Coalizione Civica per Padova

LA RELAZIONE ANNUALE DEL GARANTE DEI DETENUTI AL CONSIGLIO COMUNALE

LA RELAZIONE ANNUALE DEL GARANTE DEI DETENUTI AL CONSIGLIO COMUNALE

Alcuni estratti:

I colloqui svolti (dal Garante Antonio Bincoletto) dal 1°di gennaio al 4 di dicembre 2022 coi detenuti sono stati 342, 309 in Casa di reclusione e 33 nel Carcere circondariale. Per colloqui si intende che i detenuti hanno fatto richiesta di incontrarlo, per sottoporlo a problemi specifici. E lui c’è andato ed ha ascoltato.

«L’anno di attività – ha spiegato dottor Antonio Bincoletto – che si sta concludendo ha confermato quanto complessa sia la realtà carceraria e quanto lavoro si richieda a chi, come un Garante territoriale, si trova ad interfacciarvisi quotidianamente, operando all’interno di essa in ambito extragiurisdizionale e in forma autonoma e indipendente. Il quadro generale pandemico non ha certo facilitato l’espletazione dell’incarico assunto, anche se il 2022 ha visto la chiusura della fase dell’emergenza covid e la ripresa della presenza dei volontari in carcere grazie alla campagna vaccinale che ha coinvolto la quasi totalità della popolazione ristretta. La condizione di supplementare isolamento vissuta per due anni dai reclusi e di frustrazione per chi opera e si occupa dei vari progetti in carcere, assieme alle carenze strutturali e endemiche, hanno comunque accentuato le criticità presenti e lasciato un segno evidente nel malessere diffuso fra la popolazione reclusa e fra gli operatori. L’incremento impressionante degli atti di autolesionismo e suicidiari nel carcere ne è sicuramente un sintomo».

«Il nostro territorio si trova dunque a doversi far carico in qualche misura sia di chi è recluso, sia di chi sta scontando pene alternative al carcere, sia di chi viene scarcerato per fine pena e che spesso si trova privo di mezzi e di riferimenti all’esterno. È importante non scordarsi di queste realtà se si vuole garantire alla nostra città una maggior sicurezza, essendo consapevoli che solo se si sarà in grado di accompagnare queste persone nella ricerca di una collocazione sociale regolare si darà loro la possibilità concreta, una volta scontata la pena, di rientrare in una vita sociale onesta e di non cadere nella recidiva».

https://www.padovaoggi.it/attualita/garante-detenuti-consiglio-comunale-carcere-atti-autolesionisti-padova-12-dicembre-2022.html

SUL VIOLENTO SGOMBERO DI CASE ATER IN VIA DELLE MELETTE

Questa mattina 4 appartamenti dell’Ater in via delle Melette sono stati sgomberati improvvisamente, senza alcun preavviso. Le giovani abitanti delle case sono state svegliate dalla polizia che in alcuni casi ha sfondato le porte per entrare e cacciare le abitanti. Nelle operazioni di polizia una delle abitanti che era all’interno dell’appartamento, è rimasta ferita al volto. Altrə ragazzə sono rimastə feritə durante le violente cariche subite da chi, prima in via delle Melette poi davanti agli uffici dell’Ater, protestava contro lo sgombero e manifestava spontaneamente per il diritto alla casa.
Come #CoalizioneCivica per #Padova denunciamo in modo netto questa modalità d’intervento che troviamo inaccettabile in un paese civile e democratico, ed esprimiamo tutta la nostra vicinanza alle giovani ragazze cacciate con violenza dalle abitazioni dove alloggiavano. E denunciamo, come fatto già in passato, le politiche abitative dell’#Ater e della #Regione sempre più segnate dalla speculazione.
Quello della #casa è un problema innanzitutto politico. Si tratta di una delle più gravi emergenze sociali che affliggono la nostra città e, in quanto tale, va affrontata. Attraverso nuove politiche abitative inclusive e con la mediazione sociale e politica, quando si tratta di occupazioni abitative. Oggi alle 18 saremo davanti al Municipio con chi si batte per il diritto alla casa!
(Foto da pagina FB Pedro)

MARTA NALIN SUI GRAVI FATTI DI PIAZZETTA GASPAROTTO

Marta Nalin sui gravi fatti di Piazzetta Gasparotto: “Dobbiamo presidiare e proteggere i diritti di ogni persona presente sul nostro territorio.”

A tre giorni dai fatti, ancora non è chiaro cosa sia accaduto in Piazzetta Gasparotto, chi abbia preso la decisione di procedere allo sgombero e perché.
Senz’altro però è mancata una prospettiva di rispetto e salvaguardia dei diritti di tutti.

Condividiamo le parole della nostra consigliera Marta Nalin.

Lunedì mattina in piazza Gasparotto è avvenuto un fatto grave. La polizia locale ha sgomberato i giacigli di alcune persone senza dimora, portando via effetti personali e documenti.
Conosciamo la situazione della piazza, conosciamo la popolazione che la abita e la attraversa, una popolazione molto varia, che si sposta da altri luoghi della città divenuti inospitali per le persone più fragili, una popolazione in aumento anche a causa della decisione del legislatore nazionale di disinvestire sui servizi di accoglienza, penso alla preferenza del sistema CAS rispetto al sistema SAI.
E conosciamo l’importanza della presenza e del lavoro delle realtà che hanno scelto di prendersi cura di quella piazza da anni.
Negli scorsi anni l’amministrazione ha deciso di porsi a fianco di queste realtà nella presa in cura di quel luogo, con un approccio inclusivo e non escludente. Probabilmente spostare il problema è più facile ma non risolve la situazione, il Comune ha una responsabilità nei confronti delle persone a partire dalle più fragili, nei confronti delle realtà sociali e culturali che animano la nostra città e nei confronti di ogni parte del territorio cittadino, anche quelle più nascoste e difficili. Per questo è fondamentale lavorare in modo coordinato tra settori del comune, perchè ogni intervento sia parte di un progetto condiviso e così sia più efficace.
Il difficile lavoro che i servizi sociali hanno costruito e stanno portando avanti in co-progettazione con i soggetti della piazza è complesso e richiede pazienza, oltre che competenza e presenza costante, ogni intervento non coordinato che si inserisce in questo processo delicato rischia di far fare passi indietro, che significano ricominciare da capo.
Per questo, questa sera in Consiglio comunale ho chiesto alla Giunta spiegazioni su quanto è accaduto e ho chiesto se l’amministrazione condivida l’approccio inclusivo, la necessità di procedere in modo coordinato, con un piano di azione unico multisettore che possa prendere la forma di un patto di collaborazione secondo il regolamento dei beni comuni con un investimento straordinario. La risposta dell’assessore e dell’assessora competenti e stata positiva. Il lavoro sociale è lungo e difficile, non abbiamo bisogno di fare passi indietro, a maggior ragione oggi in un contesto in cui all’aumentare della povertà aumentano le diseguaglianze, le discriminazioni, i pregiudizi. Dobbiamo presidiare e proteggere i diritti di ogni persona presente sul nostro territorio.

Da ormai vent’anni la vicenda dell’aeroporto Allegri non trova una soluzione definitiva.

Da ormai vent’anni la vicenda dell’aeroporto Allegri non trova una soluzione definitiva.

Per anni i comitati hanno portato avanti una battaglia contro la presenza di questa infrastruttura a ridosso del centro della nostra città e, nonostante ormai sia dimostrato che all’interno di quell’area è impossibile far atterrare aerei al di sopra di un determinato peso – massimo sei persone a bordo – puntualmente emerge l’anacronistica proposta dell’utilizzo dell’area come scalo, nonostante numerosi fallimenti.

L’ultima in ordine di tempo quella della Heron Air srl, la società che si è aggiudicata la gestione della struttura, che a inizio maggio ha dichiarato di volerne fare un riferimento in Veneto per l’aviazione civile, a cominciare dalle olimpiadi di Milano Cortina.

Crediamo vadano contrastati i progetti di ampliamento delle funzionalità dell’Allegri, lasciando finché necessario attivo l’eliporto e le funzioni essenziali ad esso connesse.

Non è solo una questione ambientale, nonostante l’impatto inquinante di un aeroporto sul territorio, ma è una questione di sicurezza e qualità della vita del quartiere. L’ultima tragedia, avvenuta poco meno di un anno fa, ce lo ricorda.

Va favorita una sua rigenerazione, in un’ottica di spazio pubblico e di riutilizzo delle aree verdi come grande parco urbano e delle strutture come luoghi di sperimentazione, formazione e di progetti per la città, da definire insieme a tutte le istituzioni e le realtà coinvolte nella gestione dell’area, magari in continuità con i progetti che hanno interessato il Basso Isonzo.

Per una rigenerazione della città in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, per una città con #piùverde e #mendisuguaglianze.

A PROPOSITO DI “PATTO DI VICINANZA” vs “CONTROLLO DEL VICINATO”

A PROPOSITO DI “PATTO DI VICINANZA” vs “CONTROLLO DEL VICINATO”

Spiace dover ricordare al consigliere Tarzia che, rispetto a quando fu approvato il protocollo d’intesa fra Comune e Prefettura di Padova che introduceva il cosiddetto “Controllo di vicinato” anche nel nostro territorio, il quadro normativo è radicalmente mutato. La Corte Costituzionale infatti, nella sentenza n. 236 depositata il 12 Novembre 2020, ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Veneto 8 agosto 2019, n. 34 (Norme per il riconoscimento ed il sostegno della funzione sociale del controllo di vicinato nell’ambito di un sistema di cooperazione interistituzionale integrata per la promozione della sicurezza e della legalità), in quanto viola la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordine pubblico.

La legge veneta prevedeva l’istituzione e il sostegno del controllo di vicinato e disciplinava forme di coordinamento tra Stato ed enti locali per darne attuazione.

La Corte Costituzionale, dopo aver ricostruito contenuto della legge veneta e ratio delle singole disposizioni nonché l’ormai consolidata giurisprudenza costituzionale in materia, ha affermato la fondatezza della censura di illegittimità costituzionale dell’intera legge regionale impugnata.

Risulta quindi impensabile discutere della reintroduzione di questa misura, che peraltro non ha avuto risultati apprezzabili da alcun punto di vista poiché a quanto ci risulta il fiorente mercato delle sostanze d’abuso, o la tratta di esseri umani che ne costituiscono la manovalanza non sono stati minimamente scalfiti da questa forma di vigilanza. Ci chiediamo inoltre come si possa affermare che una simile attività, che si basa sulla vigilanza che le persone esercitano stando ciascuna a casa propria a occhieggiare dalla finestra alla ricerca di individui “sospetti”, possa creare coesione sociale – noi pensiamo invece che abbia come unico effetto quello di esacerbare la diffidenza, la percezione di insicurezza, la solitudine di chi già vive con difficoltà la propria quotidianità, a maggior ragione ora, dopo due anni di isolamento e di crisi economica dovuti all’emergenza sanitaria. È per questi motivi che riteniamo urgente e imprescindibile cambiare rotta, investendo di più sui servizi che si occupano di prevenzione attiva del disagio, sulle équipe educative di strada, sui punti di ascolto presso le case di quartiere, su tutte le iniziative che portano i cittadini a conoscersi, a frequentarsi, ad abbattere la diffidenza e il senso di insicurezza venendo a contatto con i propri vicini, ivi comprese le comunità di cittadine e cittadini di origine straniera.