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Le macchie sul pianeta sono indelebili.

Le macchie sul pianeta sono indelebili.

Il reato di associazione a delinquere è il reato di chi si ostina a distruggere il pianeta.

 

Tutti gli accordi internazionali sul clima sono stati sistematicamente disattesi e ci avviamo verso il collasso climatico. La politica ha pochissimo tempo per decidere i provvedimenti da attuare con urgenza per contenere la catastrofe. Di fronte a questa realtà, a nulla sono valsi gli appelli della comunità scientifica di tutto il mondo, a tutt’oggi inascoltati, e i report dell’IPCC.

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Le richieste dei cittadini preoccupati si sono espresse attraverso marce, convegni, scioperi: tutto ciò non è bastato. Per questo, in tutta Europa si fanno sentire con azioni eclatanti, accompagnate da grande risonanza mediatica. E mentre nessuno di noi ormai ricorda, per esempio, i persecutori delle suffragette, ogni giorno beneficiamo degli effetti delle loro campagne di disobbedienza civile.

Alcuni nostri concittadini, alcuni nostri studenti, sono stati denunciati per associazione a delinquere per aver messo in atto azioni non violente e puramente dimostrative, che non hanno arrecato alcun danno a persone e cose.

Chiedevano lo STOP dei sussidi pubblici ai combustibili fossili, esattamente ciò che una rete di associazioni chiede in tutta Europa attraverso una serie di campagne di disobbedienza civile (A22), che ha iniziato a sortire effetti positivi – ad esempio In Olanda, dove è stato negato l’accesso ai jet privati all’aeroporto di Amsterdam Schiphol.

Di contro chi continua, con responsabilità politiche gravi, a ignorare l’emergenza climatica e ad approvare provvedimenti miopi o dannosi per il futuro di tutto il pianeta, non verrà mai indagato. Finanziare il fossile o autorizzare il consumo di suolo resta legale, ma è palesemente ingiusto. Mentre chiedere conto del futuro di tutti e tutte è giusto, ma ritenuto illegale.

Riteniamo che il capo di imputazione utilizzato nei confronti di queste ragazze e di questi ragazzi, e delle loro manifestazioni non violente, rappresenti un provvedimento intimidatorio che poco ha a che vedere con la tutela della collettività, tutela che invece andrebbe esercitata ponendo al centro delle scelte politiche ed amministrative il contrasto al cambiamento climatico attraverso una concreta svolta rispetto al modello economico e produttivo attualmente dominante.

Questa è la sfida che dobbiamo cogliere, senza farci intimidire dalla portata delle decisioni che sottende, decisioni che non possiamo ulteriormente rinviare.

SICCITÀ E CAMBIAMENTI CLIMATICI: UN PROBLEMA STRUTTURALE

SICCITÀ E CAMBIAMENTI CLIMATICI: UN PROBLEMA STRUTTURALE

 

L’acqua è fondamentale per tutti gli aspetti della vita: per la salute e benessere dell’uomo, per la produzione di energia e cibo, per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. Eppure l’acqua scarseggia ovunque e la siccità è ormai un problema strutturale: uno dei prezzi pagati al cambiamento climatico. E’ evidente che il problema non è causato esclusivamente dalla riduzione della pioggia o della neve degli ultimi anni. Il permanere delle elevate perdite idriche della rete di distribuzione con una media nazionale del 42,2% del volume immesso in rete (ISTAT 2022) causate dalla mancata manutenzione delle reti, dalla mancanza di controlli e dall’assenza di investimenti degli enti gestori, rendono obbligatorio effettuare piani di investimento per ridurre questi importanti sprechi e per ammodernare le reti.
Dobbiamo prepararci a una realtà nuova, caratterizzata anche da una riduzione della disponibilità idrica – l’attuale media annua è del 19% nell’ultimo trentennio rispetto al precedente (ISPRA, 2022) -e cambiare, anche ponendo rimedio agli errori del passato, per salvaguardare questa risorsa. Invece di intervenire sugli effetti si deve intervenire sulle cause, attraverso una strategia ad ampio raggio che dovrebbe avere al centro un adeguato Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, basato sulle più aggiornate conoscenze ed esperienze realizzate in Europa, utilizzando soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions) per favorire una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, per favorire processi di auto-depurazione e per ridurre, in generale, la vulnerabilità del nostro territorio. Va anche ridotto il fabbisogno di acqua in agricoltura che utilizza oggi il 60% della risorsa di acqua disponibile, promuovendo l’agroecologia. Per ridurre la dipendenza dall’acqua della nostra agricoltura, andrebbero incentivate l’agricoltura biologica e le altre pratiche agricole che incrementano la sostanza organica nel suolo che trattiene l’acqua e privilegiare le colture che richiedono una ridotta irrigazione. Sarebbe necessario, inoltre, rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, evitando, o riducendo drasticamente, utilizzi inopportuni di acqua (come ad esempio la produzione di neve artificiale). E ancora, riteniamo indispensabile ridurre il consumo di suolo che avanza ad un ritmo di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, avviando azioni di recupero e ripristino ambientale di aree urbanizzate in disuso. I nuovi invasi non risolveranno il problema: il proliferare di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari, dettati dall’emergenza, derogando dalla pianificazione ordinaria e dai suoi vincoli territoriali, rischia di peggiorare la situazione, aggravando il bilancio idrico complessivo degli ecosistemi e delle falde. Ma è proprio quello che sta facendo il governo che ha attivato una cabina di regia in vista del varo di un “Piano acqua” di contrasto alla siccità che è fondato su tre assi: la nomina di un Commissario Straordinario, norme di semplificazione e deroghe per accelerare i lavori, risorse economiche destinate alla creazione di invasi e dighe. Nuovamente una proposta di interventi decisamente non adeguati, tardivi e basati sulla logica che rincorre l’emergenza e investe sulle grandi opere senza neanche valutarne l’impatto ambientale. Si tratta di proposte superate, in continuità con le politiche degli ultimi decenni che tentano di ribaltare il risultato finale senza partire dalle cause. Sappiamo già a cosa hanno portato politiche di questo tipo.
Basterebbe rivedere la programmazione di importanti risorse del PNRR dando precise indicazioni sugli interventi prioritari da realizzare che garantiscano risultati ambientali basati su dati scientifici, largamente a disposizione sui rischi climatici del nostro territorio.
Sarà inoltre necessario coinvolgere la cittadinanza per spronarla a cambiare il modo di utilizzare questa importante risorsa: gli italiani sono campioni d’Europa di spreco (220 litri in media abitante al giorno).
Proprio in questi giorni è in corso la conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, prevista a New York dal 22 al 24 marzo, dove l’UE presenterà importanti impegni per il futuro: è necessario che anche l’Italia dia il segnale di un cambiamento sostanziale di approccio rispetto alle politiche ambientali.

 

 

Padova fra le cento città europee pioniere per la neutralità climatica!

Padova è stata inserita nella lista delle cento città europee pioniere per la neutralità climatica, e la possibilità di accedere ai relativi finanziamenti grazie al PAESC, il piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima.

Per redarre il Piano, si è partiti da una profonda ed attenta analisi attenta delle vulnerabilità del territorio (rischio idrogeologico, eventi meteorologici estremi, isole e ondate di calore) realizzata tra il 2017 ed il 2021 nell’ambito del progetto europeo Life Veneto Adapt (2017 – 2021). A questo è seguito un percorso partecipato di Agenda 21, per garantire il più ampio coinvolgimento di soggetti pubblici e privati.

Il contenuto del Paesc

Il Paesc si compone di 116 azioni che vanno ad agire su 6 diversi ambiti tematici:

  • una città con nuove energie: 15 azioni incentrate sullo sviluppo delle energie rinnovabili in ambito di produzione e di consumo;
  • una città più efficiente: 19 azioni focalizzate sull’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, attraverso misure di regolamentazione, investimenti diretti, strutture di supporto;
  • una città con reti e servizi intelligenti: 10 azioni che spaziano dalla riduzione dei consumi energetici dell’illuminazione pubblica e semaforica all’incremento della raccolta differenziata;
  • una città che si muove meglio: 23 azioni per potenziare i sistemi di mobilità sostenibile e a minor impatto ambientale attraverso interventi infrastrutturali, gestionali e di regolamentazione;
  • una città con un’economia a basse emissioni: 16 azioni finalizzate a promuovere l’acquisto di prodotti sostenibili, incentivare pratiche di economia circolare, promuovere forme di lavoro agile;
  • una città più resiliente: 33 azioni per incrementare la copertura arborea, gestire i rischi climatici, ridurre il consumo di suolo e gli sprechi idrici.