25 Aprile, Padova, Piazza della Frutta, Intervento di Arturo Lorenzoni

Mi fa piacere portare la mia breve testimonianza oggi.

Mi torna alla mente quando ero bambino e mio padre il 25 aprile andava a parlare nelle piazze e io avvertivo la solennità di quei momenti, pur non comprendendo il significato delle parole e dei gesti.

Oggi abbiamo l’occasione di celebrare la nostra storia in chiave di riconciliazione e miglioramento nazionale; abbiamo l’opportunità di ricordare e ribadire TUTTI, senza eccezioni e scuse, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica, per superare divisioni e conflittualità, vecchie e nuove.

La Resistenza ci insegna che molti giovani hanno dato la vita per ideali la cui trasposizione attuale sono l’impegno civile e politico per una società più giusta, più equa, più rispettosa delle libertà e dei diritti fondamentali.

Le prove, i sacrifici e il sangue dei martiri di allora sono monito ed esempio di ciò che anche noi siamo chiamati a fare, in termini di assunzione di responsabilità, legalità e servizio per il Paese: nella lotta alle mafie, nella lotta alla corruzione, nella lotta all’esclusione sociale, amore e passione per una nuova politica e per una rigenerazione che deve essere anzi tutto civile e morale. Dobbiamo costruire e DARE nuovi esempi, perché ciascuno sappia e voglia fare la propria parte, senza l’alibi che ci deve pensare qualcun altro. Il miglioramento delle istituzioni parte dalla società civile, e non può essere altrimenti, ora come allora, perché la “qualità” dell’amministrazione di un Paese o di una Città dipende in primo luogo dalla “qualità” e buona “volontà” della sua classe dirigente.

Nulla di quanto conquistato nell’aprile del ’45 può essere dato per acquisito. Penso alla recente esperienza di Gabriele Dal Grande in Turchia, un paese che ci è vicino ed aspira ad entrare nella comunità di valori che abbiamo costruito in Europa. E da universitario vivo quel dramma in modo lacerante, ci sono centinaia di colleghi arrestati, persone che fanno il mio stesso lavoro, che partecipano ai nostri congressi, che hanno a cuore il loro paese e oggi sono colpiti per le loro idee.

Torna alla mente l’appello da brividi del Rettore Concetto Marchesi nel 1945: … Non fru­gate nelle memorie o nei nascondigli del passato i soli responsabili di episodi delittuosi; dietro i sicari c’è tutta una moltitudine che quei delit­ti ha voluto o ha coperto con il silenzio e la codarda rassegnazione; c’è tutta la classe dirigente italiana sospinta dalla inettitudine e dalla colpa verso la sua totale rovina.

Sento una presenza ancora viva nella nostra società dei conflitti vissuti 70 anni fa, superati con fatica in un percorso di ascolto e comprensione che non è spontaneo.

Facciamo attenzione, perché il seme della intolleranza e della violenza è perennemente in agguato, in modo subdolo a inizialmente invisibile.

È fondamentale costruire un governo, a tutti i livelli, locale, nazionale, internazionale, basato su un solido impianto valoriale, in cui il tema della convivenza è alla base di ogni scelta.

In cui non si ragiona MAI e per nessun motivo in termini di NOI e LORO: noi che camminiamo e LORO che non camminano, noi che sappiamo scrivere e loro che non lo sanno fare, NOI che siamo nati in Italia e LORO che vengono da fuori, NOI bianchi e LORO neri e cosi via.

Ogniqualvolta accettiamo l’idea che ci sia un noi e un loro creiamo una divisione, un muro, una contrapposizione e potenzialmente un conflitto.

La nostra città ha vissuto conflitti laceranti negli ultimi anni, in gran parte alimentati da un impianto valoriale dell’amministrazione troppo debole, troppo limitato.

I valori che ci ha consegnato il movimento di LIBERAZIONE sono alti e nitidi: la libertà non può accettare distinzioni tra persone, tra gruppi, tra nazioni.

La libertà è tale solo se è per tutti.

E questo assunto deve essere alla base delle scelte di ogni amministrazione. Quando ce ne dovessimo dimenticare, per ignoranza o per colpevole scelta di discriminazione, porremmo le basi per nuovi conflitti e nuove povertà.

Per questo ritengo che il movimento di cittadini che rappresento, che vuole portare logiche inclusive nel governo della Città, sia un seme prezioso per Padova, un seme unico.

Perché fate attenzione, quando anche le forze che si definiscono democratiche accettano compromessi fin dalla partenza per conquistare il governo della città, quando si accetta di prendere in squadra chi vive le contrapposizioni come fattore principale di acquisizione del consenso, chi solo pochi mesi fa ha proposto di sciogliere l’ANPI, chi pensa che NOI che possiamo mangiare a casa siamo migliori di LORO che mangiano da suor Lia, allora l’insieme dei valori che ci ha consegnato il movimento di liberazione è compromesso in modo profondo.

Ma dal mio punto di vista anche i valori cristiani su cui abbiamo costruito 2000 anni della nostra storia sono messi in discussione: una società che non mette i bisogni di tutti, indistintamente, al centro, non è cristiana.

Non voglio dire che non si debba essere aperti e dialogare con tutti: mai avremmo vinto sul nazifascismo senza un’alleanza forte tra tutte le forze democratiche del paese, anche ideologicamente molto diverse.

Ma solo dopo aver costruito una proposta costruita su valori chiari e non discutibili.

Facciamo attenzione: si crea un disorientamento micidiale nelle persone quando per acquisire il consenso si rinuncia ad una proposta valoriale chiara.

Di questo ha bisogno Padova, di questo ha bisogno l’Italia, di questo ha bisogno l’Europa.

Di questo ha bisogno il mondo per vivere in Pace.