Qualcuno votava Arturo

di Giovanni Fusetti

Questa è una storia di tanto tempo fa.
C’era una volta una città di nome Padova.
Una città bellissima, in un paese bellissimo.
E come tutte le cose belle, era forte e fragile.

 

Era il 9 giugno 2017, un venerdì, e la gente di Padova si preparava a votare alle elezioni comunali. Era stata una campagna lunga e intensa. I risultati, più che mai incerti. Ma la posta in gioco, altissima, era il cuore, l’anima, la mente e il corpo di una città.

Quella sera, a poche ore dal voto, il gruppo di cittadini che sosteneva il candidato sindaco di nome Arturo, si ritrovò in Piazza Eremitani per una festa finale. Erano tantissimi, e volevano votare Arturo.

 

Qualcuno votava Arturo perché aveva fatto l’asilo insieme a lui e poi le scuole elementari e le medie. Le superiori, no. Arturo aveva fatto il classico.

Qualcuno votava Arturo perché suo padre, sua madre, i sui amici, i suoi compagni di scuola, i suoi colleghi, votavano tutti Arturo. I figli no. Loro a votare non ci andavano.

Qualcuno votava Arturo perché voleva che ai propri figli venisse voglia di andare a votare.

Qualcuno votava Arturo perché un programma partecipato a Padova non si era mai visto.

Qualcuno votava Arturo perché Arturo faceva politica senza essere un politico.

Qualcuno votava Arturo perché, non lo conosceva, ma gli piaceva il nome. Sindaco Arturo, suonava bene.

 

Qualcuno votava Arturo perché con lui c’era un coro bianco e arancione di cittadini vestiti di competenza quotidiana.

Qualcuno votava Arturo perché la prima voce del suo budget erano le persone.

Qualcuno votava Arturo perché il suo programma era troppo bello per non essere vero.

Qualcuno votava Arturo perché Arturo sapeva dire questa frase: ho bisogno del vostro aiuto.

Qualcuno votava Arturo perché gli piaceva lo slogan, io voto Arturo. Suonava bene anche in dialetto. A mi voto Arturo, a me piase, el fa rima co’ futuro

Qualcuno votava Arturo perché non voleva un sindaco del fare, ma un sindaco del saper fare, e soprattutto un sindaco del saper far fare e del saper chiedere a chi sa fare.

Qualcuno votava Arturo perché, senza Arturo candidato sindaco, a votare non ci sarebbe neanche andato.

Qualcuno votava Arturo perché c’erano due liste che lo sostenevano, sessantaquattro persone, ne conosceva almeno la metà e l’imbarazzo della scelta era tremendo.

Qualcuno votava Arturo perché era un candidato brillante e anomalo.
Arturo voleva liberare i conservatori dalla conserva,
affascinare gli scettici,
entusiasmare i cinici,
ringiovanire i riformisti,
radicare gli utopisti, annaffiare i radicali,
rinnovare i tradizionalisti,
centrare gli estremisti
e sbilanciare i centristi.

Qualcuno votava Arturo perché voleva una politica poetica, estetica ed estatica.

Qualcuno votava Arturo perché la Commedia dell’Arte era nata a Padova nel 1500, ed era ora di far nascere la Politica dell’Arte.

Qualcuno votava Arturo perché l’umorismo non è mancanza di rispetto, e l’allegria non è mancanza di serietà.

Qualcuno votava Arturo perché le buone idee non sono né di destra né di sinistra, sono solo buone idee.

 

Qualcuno votava Arturo perché per fare il sindaco ci vuole energia e Arturo di energia se ne intendeva.

Qualcuno votava Arturo perché voleva un sindaco forte ma non un sindaco forte da solo.

Qualcuno votava Arturo perché non è mai troppo tardi per farsi una città felice, o, se non proprio felice, almeno più contenta e più colorata.

Qualcuno votava Arturo perché credeva nel diritto al lavoro e nel dovere di lavorare bene.

Qualcuno votava Arturo perché voleva una città più verde, un’economia più solare e un sindaco fotosintetico.

 

Qualcuno votava Arturo perché gli piaceva commuoversi. con-muoversi: muoversi insieme.

Qualcuno votava Arturo perché la sera quando attraversava a piedi la zona della stazione si domandava, con il cuore stretto, ma come si fa a riparare il cuore ferito del mondo?

Qualcuno votava Arturo perché non voleva prima i Padovani ma prima gli esseri umani.

Qualcuno votava Arturo perché Arturo non aveva paura di parlare di fragilità, anche se la fragilità fa paura.

Qualcuno votava Arturo perché voleva che la città restasse umana, anzi che lo diventasse ancora di più.

Qualcuno votava Arturo perché la paura è umana, ma volere una città impaurita è il tradimento della politica.

Qualcuno votava Arturo perché preferiva Robin Hood allo Sceriffo di Nottingham.

Qualcuno votava Arturo perché anche lui aveva pochi capelli.

 

Qualcuno votava Arturo perché essere fragili, è nelle natura umana, ma essere fragili da soli, tutti contro tutti e con i pochi che si arricchiscono sulla pelle dei molti, quella non è la natura umana ma semplicemente pessima politica.

Qualcuno votava Arturo perché aveva paura, ma non degli immigrati, ma di una città con il cuore freddo.

Qualcuno votava Arturo perché aveva capito la differenza tra sicurezza e ordine pubblico, e tra uso della forza e uso della violenza. Con la forza si protegge, con la violenza si distrugge.

Qualcuno votava Arturo perché la sicurezza non è contro qualcuno ma insieme a tutti.

 

Qualcuno votava Arturo perché l’ordine pubblico è il far rispettare, a tutti, le regole del vivere comune. La sicurezza si semina, si nutre e si coltiva, e viene dal sentirsi parte di una rete di cittadini che ha cura del campo: il campo comune che è la città.

 

Qualcuno votava Arturo perché la solidarietà non è un pensiero, un valore, o un dovere. La solidarietà è un istinto. E voleva mettere in moto questo istinto non solo dopo le alluvioni i terremoti e gli attentati, ma ogni giorno, nelle piccole e grandi scelte quotidiane di una città, dei suoi amministratori e dei suoi cittadini.

 

Qualcuno votava Arturo perché quando usciva dalla città gli veniva da piangere a vedere lo scempio del paesaggio e delle periferie di Padova.

Qualcuno votava Arturo perché… basta cemento ! Basta ! Basta nuovi centri commerciali, palazzoni, palazzine e palazzinari. Basta capannoni, ipermercati e lottizzazioni !

Qualcuno votava Arturo perché Arturo non si era arricchito, lottizzando, costruendo, vendendo e appaltando.

Qualcuno votava Arturo perché si commuoveva a immaginare una città di cui essere fiero…Hai sentito cosa stanno facendo a Padova, è il rinascimento delle città. Il sindaco Arturo parla di felicità civica.

Qualcuno votava Arturo perché, dopo una vita passata nelle scuola, nell’educazione, nel sociale, nei servizi al territorio, non sopportava più di vedere il proprio lavoro fragile e potente distrutto da una nuova giunta di cavalieri senza memoria.

Qualcuno votava Arturo perché voler fare soldi è un desiderio legittimo, ma voler fare ancora più soldi è sempre a spese di qualcun altro.

Qualcuno votava Arturo perché non ne poteva più ! Non ne poteva più dei gruppi di potere, delle lobby, dei furbetti del quartierino, dei compagni di merenda che per decenni si erano spartiti il corpo e il sangue della città.

Qualcuno votava Arturo perché proprio non né poteva più del ballo delle giunte.  Giunte di destra, di sinistra, di centro, di centro destra, di centro sinistra, giunte di distra e giunte di sinestra, giunte congiunte, giunte disgiunte, giunte ingiunte, giunte inquisite, giunte corrotte, giunte commissariate, giunte al capolinea.

Qualcuno votava Arturo perché era ora di votare Arturo! E Ostrega !

Qualcuno votava Arturo perché Padova non è una città da ripulire ma una città da amare.

Qualcuno votava Arturo, perché per la prima volta nella sua vita di padovano provava la gioia di votare senza turarsi il naso.

Qualcuno votava Arturo…e perché no: el pare tanto bravo; i me ga dito ch’el xe bravo; a’ speremo ch’el sia bravo; pezo de staltri no xe possibie; a ghemo vot’ de tuto, a provemo anca co’ questo, mi na volta provo tuto.

E qualcuno votava Arturo e non sapeva veramente perché. Però, dentro, in fondo in fondo, nel segreto dell’urna, se lo sentiva: Io… quasi quasi… voto Arturo.

 

Così, quell’anno, a Padova si votò per il nuovo sindaco, e fu una giornata memorabile. Ma questa è un’altra storia e ce la racconteremo un’altra sera.

 

Questo testo è stato scritto da Giovanni Fusetti e da lui interpreato durante la serata conclusiva della campagna elettorale di Arturo Lorenzoni, il 9 Giugno 2017 in Piazza Eremitani a Padova.